Joe Biden riapre le crociere in Alaska. Ma per farlo, deve “contravvenire” a una legge americana vecchia di quasi 150 anni. E ha bisogno dell’aiuto dei repubblicani, che per sua fortuna non aspettano altro.

Il 45mo primo inquilino di Washington ha firmato nelle scorse ore una legge che permette il ripristino dell’attività crocieristica in Alaska, ferma dai primi giorni della pandemia, nel 2020. Nonostante il conforto dell’andamento dei contagi, in evidente miglioramento in un Paese dove il 40 per cento della popolazione ha completato il ciclo vaccinale e il 40 ha già ricevuto la prima dose, la dcisione era tutt’altro che scontata. Per ripristinare gli spettacolari viaggi nell’estremo nord-ovest del continente americano, Biden ha infatti dovuto derogare alla norma che obbliga gli armatori di navi, che, come nella stragrande maggioranza dei casi, non battono la bandiera a stelle e strisce, a inserire nelle tratte delle crociere, e dei servizi di trasporto passeggeri via mare, porti situati fuori del confine Usa. Nella fattispecie, per coprire la tratta collocata di fronte all’Alaska e in generale alla costiera settentrionale del Pacifico americano, le navi delle varie compagnie Princess, Royal Caribbean, Norwegian, Carnival, tutte sfoggianti vessilli dei paradisi fiscali tropicali come Bahamas o Liberia, sono obbligate per legge a prevedere il capolinea in un porto canadese, perlopiù Vancouver o Victoria. Ma Ottawa non ha ancora dato il via libera all’attività crocieristica. Ecco allora la deroga a una legge che risale a fine Ottocento (il Passenger Vessel Service Act del 1886) con la quale il presidente Usa – e in generale il congresso americano, spinto in tal senso dalla componente repubblicana dello stato del profondo Nord – intendono creare un volano per la ripartenza di un territorio che ha nel turismo una delle sue prime fonti di introito.

La notizia ha neanche a dirlo trovato pronte le grandi compagnie. Holland America partirà il 24 luglio, seguita di un giorno da Princess e di altri due da Carnival. Norwegian partirà ad agosto. Il gruppo di Royal Caribbean ha preso un po’ più di tempo ma ha fatto capire di essere pronta a ripartire. Buona parte delle compagnie è già presente online con itinerari e tariffe. Come predetto, il capolinea meridionale sarà Seattle, data l’impossibilità di partire da Vancouver o da Victoria. Nessuna sosta neanche in qualcuno dei porti canadesi intermedi lungo la parte meridionale della tratta, tra la Vancouver Island e l’Inside Passage, come Prince Ruper. La “colpa” è del bando all’attività crocieristica, che Ottawa ha adottato all’inizio della pandemia, estendendolo poi, alla fine dell’inverno scorso, fino al febbraio 2022.

Ma se il governo centrale canadese ha fortemente voluto il veto, di tutt’altro avviso sembrano le comunità dell’estremo occidentale del Paese dell’acero, dove si vede sfumare una fiorente fonte di introito. Si pensi alle decine di migliaia di persone al giorno che – in tempi comuni – partono o arrivano a Vancouver, e magari optano per uno stop. Contrarlamente all’immagine di “frontiera” che percepiamo ancor più oltreoceano, l’Alaska, nei 4 mesi estivi, è (era) una meta quasi da turismo di massa: nel 2019 è stata visitata da quasi 2,3 milioni di persone, la metà delle quali a bordo di navi da crociera, tanto da sminuire in parte il fascino delle sue mete più celebrate, allorquando vengono prese d’assalto dai gruppi.