Se il compostaggio domestico non è ancora nella lista dei buoni propositi di condotta ecologica per l’anno appena iniziato, mettiamolo subito in cantiere per più di una ragione. Questa forma di economia circolare casalinga, infatti, ci permette di agire su più fronti. Da un lato, convogliamo meno pattume in discarica recuperando la componente organica che quotidianamente siamo soliti buttare nella spazzatura (circa il 30% dei nostri rifiuti). Dall’altro, trasformiamo i nostri scarti in una preziosa risorsa, ovvero un concime ricco di humus che ci fa risparmiare sui fertilizzanti. Una manna per gli appassionati di giardinaggi, che spesso si traduce in un alleggerimento in bolletta per i residenti in molti Comuni, perché diverse amministrazioni applicano una riduzione sulla tassa TA.RI. alle famiglie che adottano una compostiera (informiamoci presso l’Ufficio tributi di zona). Pronti a metterci all’opera? Di seguito, tutto sul compostaggio in dieci punti.
1. Che cosa è il compost
Il compost, che nell’aspetto assomiglia molto a un terriccio, è il risultato della decomposizione di materie organiche (per esempio scarti di potatura e residui di cucina) effettuata da microrganismi come batteri e muffe in presenza di ossigeno. Questo processo naturale porta alla formazione di un ammendante, cioè un prodotto che migliora la struttura e le caratteristiche del suolo e la sua disponibilità di elementi nutritivi per le radici. Semplificando, dunque, possiamo definire il compost un ottimo fertilizzante di origine naturale. Il processo che porta alla sua formazione è una fermentazione aerobica, cioè che avviene in presenza di ossigeno senza generare marciumi né cattivi odori.
2. Come è fatta una compostiera
La compostiera è il contenitore all’interno del quale porre i residui della cucina e del giardino per farli diventare concime. In commercio se ne trovano diversi modelli concepiti per l’utilizzo domestico, in più dimensioni e forme, di legno, metallo o plastica. Il requisito fondamentale è che siano traspiranti per assicurare il passaggio dell’aria attraverso tutti i lati. La larghezza della compostiera non deve essere eccessiva, proprio per consentire all’ossigeno di raggiungere facilmente il centro del cumulo di materiale al suo interno. Se abbiamo spazio a sufficienza, l’ingombro ideale è rappresentato da un cubo da un metro di lato, dimensione che consente al compost di rimanere aerato ma allo stesso tempo di mantenersi “caldo”, come spiegheremo di seguito. Fondamentale, un’apertura con sportello nella parte frontale del contenitore, in basso, dalla quale potremo prelevare il compost pronto all’uso (dall’alto aggiungeremo gli scarti e da sotto raccoglieremo l’humus). Infine, è necessario un buon coperchio, per evitare l’accesso a cornacchie o altri animaletti in cerca di cibo.
3. Come costruire una compostiera
Chi ha un giardino può anche costruirsi da sé una compostiera da collocare direttamente sul terreno. Le via più facile per farlo è riciclando dei pallet o delle pedane in legno. Servono una dozzina di mattoni, cinque pallet e della rete metallica elettrosaldata. Adagiamo tre file di mattoni su una superficie in piano, quindi poggiamoci sopra il primo pallet come base (i mattoni servono per sollevare il fondo da terra, affinché l’aria circoli anche sotto). Poi posizioniamo gli altri quattro pallet ai lati in verticale per costruire le pareti della compostiera e fissiamoli con dei chiodi. Infine, ricaviamo uno sportello in basso sul fronte del contenitore. La distanza tra le tavole deve essere di circa un centimetro. Se le intercapedini sono più ampie, rivestiamo l’interno del nostro manufatto con della rete elettrosaldata con maglie di circa un centimetro; oltre a trattenere i materiali, la rete impedirà l’accesso ai topolini. Una compostiera alternativa e facile possiamo farla con un semplice cilindro in rete: in questo caso, acquistiamo un grande rettangolo di rete elettrosaldata alta circa 1,5 metri, arrotoliamola fino a formare un cilindro da disporre in verticale e fissiamola al terreno con quattro aste di tondino di ferro. In entrambi i casi, prevediamo a un coperchio di rete. Intorno alla compostiera potremo coltivare zucche e altri ortaggi avidi di nutrimento, unendo il bello all’utile.
4. Dove posizionare la compostiera
Per evitare temperature troppo basse o troppo alte, collochiamo la compostiera in una posizione che rimane in ombra in estate e al sole in inverno, dunque sotto un albero deciduo, che perde le foglie nella brutta stagione. Se ciò non è possibile, teniamola sempre in ombra, per evitare che il suo contenuto si asciughi troppo. Collochiamola in un angolo facilmente raggiungibile per portarci quotidianamente i nostri residui, ma lontano dalla porta di ingresso, dalle finestre e dalla vista, magari nascosta dietro una siepe. Se la alloggiamo in balcone, prepariamo un fondo impermeabile con un telo di plastica da collocare sotto il contenitore, per evitare che l’acqua che scorre via dopo eventuali bagnature crei problemi al vicinato.
5. I residui umidi da mettere nel compost
Quali residui utilizzare? Possiamo suddividere gli scarti utili a produrre un buon compost domestico in due gruppi: umidi e secchi. Nella frazione “umida”, che proviene soprattutto dalla cucina, ci sono bucce di frutta, scarti di verdura e ortaggi, bustine di tè e qualsiasi altro resto alimentare di origine vegetale, ma anche avanzi di pasta e pane, erba tenera appena sfalciata, foglie fresche, tosatura della siepe, gusci di uova, fiori appassiti; questi materiali sono spesso di colore verde o marrone, sono ricchi di azoto e di solito si decompongono velocemente. Non utilizziamo, invece, residui oleosi, olio da frittura, prodotti grassi, formaggi e alimenti di origine animale perché potrebbero generare cattivi odori e attirare insetti e piccoli mammiferi. No anche alle bucce di agrumi, perché contengono oli essenziali e cere, quindi impiegano troppo tempo per degradarsi nella piccola compostiera casalinga. Evitiamo anche i kiwi, i cui semi si mantengono vivi nel compost e in seguito germinano ovunque dove concimiamo.
6. Gli ingredienti “secchi” per il compost
I rifiuti “secchi” buoni per il compostaggio, generalmente nei colori dal giallo al beige, includono rametti, segatura, paglia, fondi di caffè, lettiere vegetali per cavie, conigli e canarini, fogli di carta non colorata né plastificata, trucioli, tovaglioli di carta, cartone dei portauova, segatura. Questa frazione “secca” è fondamentale per il compost perché è ricca di carbonio, tuttavia si degrada più lentamente, perciò dobbiamo spezzettarla al massimo prima dell’uso. A tal proposito, è bene utilizzare per il compost anche le sterpaglie, riducendole in ciocchi con un biotrituratore piuttosto che bruciarle (pratica che immette CO2 in atmosfera). È sconsigliabile, invece, mettere nella compostiera le foglie di Magnolia grandiflora, troppo coriacee, gli aghi di pino, la carta di giornale (perché contiene inchiostro) e la cenere (che alza troppo il PH). Ovviamente, evitiamo di inserire in compostiera qualsiasi materiale non biodegradabile.
7. Procediamo a strati
Riempiamo la base della compostiera con materiale molto drenante, per esempio ramaglie di due-tre centimetri di diametro, oppure ghiaia; sopra il fondo drenante mettiamo uno strato di terra di giardino, che contiene microrganismi e lombrichi. Poi procediamo a strati, perché la riuscita di un buon compostaggio è questione di giuste proporzioni tra frazione umida e secca, e quindi tra azoto e carbonio. Se abbondiamo con i rifiuti umidi rischiamo di avviare una decomposizione anaerobica, con cattivi odori e sostanze tossiche nel compost. Se eccediamo con il secco, la trasformazione avverrà troppo lentamente. Per agire in maniera corretta, alterniamo uno strato di umido con uno doppio strato di secco ben triturato, cioè con una proporzione 1:2. Ogni volta che aggiungiamo del materiale nella compostiera, distribuiamolo uniformemente su tutta la superficie con un rastrellino, evitando di formare un cumulo (dobbiamo immaginare una lasagna). Ogni tanto, possiamo anche aggiungere anche una badilata di terra fertile.
8. Il compost è vivo
La decomposizione viene svolta principalmente da microrganismi; per mantenere “vivo” questo processo servono aria, umidità e una temperatura mite. Se tutto funziona bene, la fermentazione aerobica genera calore. Nella prima fase batteri e funghi degradano la sostanza organica e la temperatura sale fino a 40°C, dopo il termometro può arrivare fino a 50 o 60 gradi e a questo punto si frammentano i carboidrati e le proteine della cellulosa (le alte temperature sono fondamentali anche per igienizzare il compost, eliminando eventuali malattie delle piante). Quindi, la temperatura scende e le sostanze decomposte vengono riassemblate sotto forma di humus (in questa fase intervengono i lombrichi). Per assicurare l’aerazione, rivoltiamo il materiale della compostiera con una forca almeno ogni venti giorni. Per capire se il compost è sufficientemente umido, stringiamone una manciata tra le mani: le nostre dita devono rimanere bagnate. Se non è così, innaffiamo a pioggia. In caso di temporali, viceversa, copriamo la compostiera con un telo impermeabile, per evitare che il suo contenuto si raffreddi troppo.
9. Quando è tempo di raccogliere
In generale, ci vogliono circa cinque mesi per avere un compost utilizzabile. Quando fa troppo freddo in inverno o quando la compostiera rimane troppo asciutta in estate, il processo può durare fino a 9 mesi. In commercio vengono proposti enzimi oppure inoculi di lombrichi che consentono di accelerare il processo riducendo i tempi di attesa fino a tre mesi. Un buon compost, tuttavia, richiede pazienza e per sfruttare gli scarti di una famiglia di quattro persone e avere una produzione di concime continua ci conviene tenere due o tre compostiere, da riempire progressivamente a giro. Il compost è pronto per essere raccolto quando è scuro, ha una granulometria uniforme e ha un buon odore di terra e, come anticipato, lo dobbiamo prelevare dalla parte bassa della compostiera.
10. Come utilizzare il compost
La sostanza organica contenuta nel compost è un ingrediente fondamentale per la fertilità del suolo, perché nutre i microrganismi responsabili del ciclo degli elementi, rende i terreni più porosi e li aiuta a trattenere l’acqua. Come utilizzarlo? Il compost fresco (di cinque-sei mesi) è quello più ricco di elementi nutritivi e va impiegato in piccole dosi come fosse un integratore, interrandone qualche cucchiaio lontano dalle piantine giovani per non bruciare le radici più tenere.
Il compost pronto, di 8-9 mesi, lo possiamo impiegare come concime, mescolandolo alla terra dei vasi in ragione del 20% (oppure distribuendone da 1 a 5 kg per metro quadrato sulle aiuole dell’orto).
Il compost maturo, ormai completamente degradato (di 9-15 mesi) lo possiamo impiegare al posto di un normale terriccio. Il compost che avanza lo possiamo conservare all’aria ma all’asciutto, sotto una tettoia. E non dimentichiamoci di condividere con gli amici queste buone pratiche, ricordando che piccoli gesti individuali permettono di ottenere grandi risultati per la collettività.