Nei prossimi cinque anni molte delle politiche avviate dall’Europa finora in chiave ambientale potrebbero cambiare. Il grande patto verde, il Green Deal, è minacciato dalle posizioni di diversi partiti europei che intendono rivedere vari tipi di impegni presi, dalle direttiva casa green a quelle sull’automotive, dalla Pac (Politica Agricola Comune) fino alla Nature Restoration Law. A rischio, se non verrà confermata buona parte della strada intrapresa, c’è però anche la transizione energetica, per esempio quella legata allo sviluppo delle rinnovabili.

Un recente report del think tank Ember, che da tempo tiene traccia delle evoluzioni legate all’energia pulita in Europa, avverte però dell’importanza dei i risultati raggiunti nell’ultimo quinquennio a livello di rinnovabili:  unendo eolico e solare siamo infatti riusciti a ridurre di un quinto la produzione di fossile. Ricordando che le fonti fossili sono secondo gli scienziati dell’IPCC (Gruppo intergovernativo cambiamenti climatici) la prima causa di innalzamento delle emissioni climalteranti, la spinta dettata dalle energie pulite è dunque imprescindibile per arginare la crescente febbre del Pianeta.

Negli ultimi cinque anni, ricorda Ember, questa spinta c’è stata eccome: una forte accelerazione nello sviluppo degli impianti eolici e solari dal 2019 al 2023 “ha fatto aumentare  la loro produzione combinata di elettricità del 46%” scrive il think tank. Non solo, secondo il report l’energia solare ha registrato un vero e proprio boom, “più che raddoppiando la capacità nello stesso periodo, equivalente a installare 230.000 pannelli solari al giorno per quattro anni”.

I rapidi progressi nella transizione energetica che l’Ue ha iniziato a compiere dal 2019 hanno dato frutti chiari lo scorso anno quando per esempio eolico e solare hanno generato oltre un quarto dell’energia elettrica in Europa (27%). Sempre le rinnovabili, nel 2023, hanno raggiunto quota 44% nell’Unione Europea e l’eolico ha superato la produzione di gas affermandosi come seconda fonte di energia elettrica nel Vecchio Continente. La capacità installata, da quando l’attuale Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen si è insediata, è aumentata dal 65% (al 2023).

 

Per Sarah Brown, direttrice del programma europeo di Ember, “politiche climatiche ambiziose e leader a livello mondiale, combinate con misure mirate per eliminare il gas russo, si sono consolidate in uno slancio reale e duraturo. L’Ue è ora nel bel mezzo di uno storico e permanente allontanamento dalla dipendenza dai combustibili fossili per l’energia”. Un allontanamento che, se continuerà, potrà diventare un esempio a livello mondiale di strada con cui intraprendere la decarbonizzazione di cui la Terra ha bisogno.

 

Anche grazie alle nuove politiche energetiche, ricorda Ember, per esempio “la produzione di carbone è diminuita di un quarto, nonostante un temporaneo aumento nel 2021 a causa della crisi energetica. Il gas è diminuito per quattro anni consecutivi, chiudendo il 2024 al livello più basso dal 2015, il 21% al di sotto dei livelli del 2019”.

I risultati raggiunti negli ultimi anni grazie alle politiche verdi e di decarbonizzazione promosse dall’Europa, hanno portato a un “declino delle emissioni da combustibili fossili del settore energetico dell’Ue” in una Europa che oggi può vantare “un mix di elettricità fra i più puliti al mondo. L’Ue ha infatti ridotto l’intensità delle emissioni del suo settore energetico del 15% dal 2019 al 2023, un calo più marcato rispetto alla media globale, che è diminuita solo del 4% nello stesso periodo”.