Tutto rinviato ad ottobre ma nel frattempo il Senato della Repubblica, il ministero della Cultura e il Comune di Roma sono stati ammessi come parti civili nel processo che vede imputati tre attivisti di Ultima Generazione (Laura, Davide e Alessandro di 26, 23 e 21 anni)  per il blitz fuori Palazzo Madama del 2 gennaio scorso.

Oggi a Roma si è infatti tenuta la prima udienza del processo che vedeva coinvolti i tre attivisti per aver lanciato vernice rossa sulla facciata del Senato a inizio inverno: dopo aver accolto la costituzione di parte civile delle istituzioni il giudice monocratico ha aggiornato il procedimento al prossimo 18 ottobre.

 

Il 2 gennaio scorso gli attivisti – che con Ultima Generazione si battono contro l’inazione nella lotta al riscaldamento globale attraverso azioni eclatanti per sensibilizzare politica e cittadini sul tema – avevano imbrattato il palazzo del Senato e poco dopo erano stati fermati dalle forze dell’ordine. Per loro l’accusa di danneggiamento aggravato.

Senato imbrattato dagli attivisti di “Ultima Generazione”, intervengono Digos e Carabinieri

Oggi, in solidarietà ai tre giovani, intorno alle 13 in piazzale Clodio si sono radunati diversi attivisti di vari movimenti fra cui Greenpeace,  Amnesty International, Extinction Rebellion, Fridays for Future e, tramite social, anche alcuni esponenti politici del Pd – pur condannando i gesti – hanno espresso solidarietà nei confronti della causa portata avanti dai tre giovani.

 

Una delle imputate, Laura, appena uscita dall’aula ha spiegato di “rivendicare le nostre azioni” e  di continuare a chiedersi “se noi siamo criminalizzati per questo, allora non è violenza la mancanza d’acqua, di cibo, la povertà a cui siamo sempre più soggetti a causa del clima?. Perché è violenza solo quando reagiamo per farci sentire?”.

 

Secondo Ultima Generazione infatti con quell’azione gli attivisti intendevano “denunciare l’incapacità del governo italiano di affrontare l’emergenza climatica”. “Vogliamo soltanto che i nostri governi si assumano le proprie responsabilità. Noi ci assumiamo le nostre andando a processo e pagando le conseguenze delle nostre azioni, ma non ci fermeremo” ribadiscono ancora dal gruppo.

 

Senato imbrattato dagli attivisti, restauratori al lavoro per ripulire la facciata

Va ricordato che l’azione del 2 gennaio non ha causato danni alla facciata, ripulita il giorno successivo e che i tre imputati rischiano per danneggiamento aggravato anche cinque anni di reclusione e multe fino a 15mila euro. Il giorno seguente al blitz, fin da subito il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva annunciato la costituzione come parte civile dello stesso Senato, che è poi stata accolta nella prima udienza di oggi.