Malgrado a un conto approssimativo il numero totale di alberi sul nostro pianeta abbia 13 cifre queste piante sono la forma di vita più minacciata in assoluto. Dietro il primato della biomassa, l’estrema longevità di alcuni esemplari, si rivelano fragilità nascoste. Magnolie, querce, aceri e conifere devono fare i conti in tutto il mondo con deforestazione, cambiamenti climatici e specie invasive. Calcolatrice alla mano le specie di alberi a rischio estinzione sono più del doppio della somma di quelle di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili. Una specie su tre, il 37% di questi monumenti viventi, oggi lotta per la sopravvivenza.
Il verdetto emerge dal primo Global Tree Assessment (https://www.bgci.org/our-work/networks/gta/) un rapporto sullo stato di salute degli alberi di tutto il mondo pubblicato in questi giorni come aggiornamento della Lista Rossa della IUCN, l’organizzazione internazionale per la conservazione della Natura, che raccoglie l’elenco di tutti gli organismi viventi in base alla vulnerabilità.
“Lo studio, a cui hanno partecipato oltre mille esperti, ha rivelato che almeno 16.425 delle 47.282 specie di alberi presenti nella lista sono oggi a rischio di estinzione in 192 Paesi. – spiega Grethel Aguilar, direttore generale della IUCN – In larga parte gli impegni a ridurre la deforestazione mondiale entro il 2030 sono stati disattesi, come nella fascia tropicale per esempio, e i progressi raggiunti finora sono limitati”.
Dal 1964 la Lista Rossa della IUCN, di cui quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario, è una sorta di check-up aggiornato della biodiversità mondiale con indicatori riconosciuti a livello internazionale. Oggi conta in tutto 166.061 specie tra regno animale e vegetale: 46,337 sono a rischio estinzione.
Gli ambienti più vulnerabili, non solo per gli alberi, sono le isole dove il consumo di suolo, la colonizzazione di specie aliene e una scarsa varietà genetica conducono spesso piante e animali autoctoni in un vicolo cieco dell’evoluzione.
Molte specie in lista per l’Italia crescono in Sicilia, regione che detiene il primato europeo per biodiversità vegetale. Come l’abete delle Madonie (Abies nebrodendis), l’albero di Natale più raro del mondo le cui popolazioni in natura aumentano grazie a un intervento monumentale di conservazione e protezione, e Zelkova sicula, un genere di alberi che in natura sono in declino, e di cui rimane qualche esemplare sui Monti Iblei nella parte sudorientale dell’isola. Entrambi questi alberi sono conservati ex situ nell’Orto botanico dell’Università di Palermo che agisce come un’area protetta per lo studio e la protezione di queste specie così vulnerabili.
In Sud America, culla della più grande biodiversità arborea del mondo, 3.356 delle 13.668 specie classificate dal rapporto sono a rischio di estinzione a causa della crescente richiesta di terra per agricoltura e allevamento. Tra gli alberi più minacciati molti sono endemismi del genere Magnolia di cui si conoscono molto bene le varietà ornamentali. Ci sono rarità come Magnolia cubensis, ridotta ormai a una piccola popolazione sull’isola di Cuba confinata nelle foreste pluviali del massiccio di Guamuhaya che ospita centinaia di specie vegetali endemiche come orchidee, felci ed epifite. Un discorso analogo vale anche per Magnolia wolfii, un albero endemico della Colombia centrale di cui rimangono solo più tre esemplari.
Tra le specie vegetali più minacciate in assoluto ci sono le Cicadine, un genere tropicale distribuito in natura tra America centrale, Africa australe e Polinesia. Il 71 per cento di queste piante è a rischio estinzione: sono la controparte verde di panda e gorilla di montagna.