Il mare è una delle più grandi risorse del nostro Paese, ma qual è la reale condizione delle acque che circondano l’Italia? Si concentrerà sullo stato di salute del mar Tirreno un progetto innovativo di citizen science, che effettuerà un monitoraggio in continuo, a bassissimo impatto ambientale, realizzato da un’équipe di biologi e naturalisti in dodici settimane di navigazione. L’iniziativa si chiama M.A.R.E. (Marine Adventure for Research & Education) e prenderà il via il prossimo 30 aprile da La Maddalena. Nato da un’idea del Centro Velico Caprera in collaborazione con One Ocean Foundation, il progetto è patrocinato dalla Marina Militare e vede il coinvolgimento del ministero della Transizione ecologica. L’iniziativa gode inoltre del supporto di partner industriali come Yamamay, Sorgenia, Polaroid e l’agenzia per il lavoro Synergie.
“Siamo partiti da un’idea semplice: utilizzare il sistema di propulsione ecologico per eccellenza, il vento, per un progetto scientifico che mettesse al centro del proprio studio la salute del mare. E che lo facesse con il più basso impatto possibile”, spiega Paolo Bordogna, presidente del Centro Velico Caprera. “Per arrivare all’obiettivo, abbiamo unito la nostra competenza nell’arte marinaresca a quella scientifico-divulgativa di One Ocean Foundation”. Quest’ultima è un’iniziativa italiana per la salvaguardia dell’oceano nata a febbraio 2018 a seguito del primo One Ocean Forum, con lo scopo di fornire contributi concreti ai problemi degli oceani. Dalla collaborazione tra la fondazione e il Centro Velico Caprera è nato One, un catamarano a vela di 45 piedi, attrezzato come un piccolo laboratorio, che navigherà in tutto il Tirreno per tre mesi, toccando 23 aree marine protette e due zone di interesse, nelle quali verranno effettuate analisi, misurazioni e monitoraggi.
Durante l’intero percorso avverrà la raccolta di campioni di organismi zooplanctonici, che sono bioindicatori naturali di inquinamento ambientale, per monitorare la presenza e la distribuzione di diversi contaminanti marini nel Mar Tirreno. Tra questi ci sono contaminanti in traccia, come per esempio arsenico, cadmio e mercurio, considerati inquinanti ambientali molto pericolosi a causa della loro tossicità e capacità di accumulo negli organismi acquatici. Inoltre, il progetto valuterà la presenza di contaminanti organici persistenti, come per esempio il DDT e i PCB, composti di origine antropica ancora presenti nell’ambiente sebbene la maggior parte dei Paesi ne abbia vietato l’uso già a partire dagli anni Settanta. Infine verrà valutata la presenza e la distribuzione di contaminanti emergenti, come per esempio composti perfluorurati che sono stati ampiamente utilizzati per le loro proprietà idrofobiche e oleorepellenti in prodotti di consumo come imballaggi alimentari usa e getta, pentole, attrezzi per esterni, mobili e tappeti, la cui presenza e accumulo nel mar Tirreno sono ancora poco conosciuti.
L’altro obiettivo di One Ocean Foundation è quello di monitorare la biodiversità marina, con particolare attenzione alle specie considerate criptiche, cioè quella componente della biodiversità che spesso rimane inesplorata perché composta da specie difficilmente individuabili utilizzando metodiche tradizionali. A questo proposito verranno effettuati lungo tutta la rotta campionamenti di DNA ambientale, ovvero tracce di Dna lasciate dagli organismi marini.
L’attività scientifica sarà coordinata da Ginevra Boldrocchi, coordinatrice di One Ocean Foundation e ricercatrice presso l’università dell’Insubria. A bordo verrà ospitato per una settimana anche un gruppo di dottorandi dell’ateneo, che realizzeranno lezioni interattive di ecologia marina ed ecotossicologia, nonché esercitazioni sul campo. “Fare ricerca nel nostro mare è molto importante per una serie di motivi: il Mediterraneo è un mare molto impattato dalla presenza umana ma è anche un vero hotspot di diversità, che ospita tante specie a rischio di estinzione. Non è possibile proteggerle se non si raccolgono i dati necessari”, ha spiegato Boldrocchi. L’unicità di questo progetto risiede proprio nel monitoraggio continuativo della biodiversità marina e dell’ecotossicologia del mar Tirreno, che consentirà di pubblicare per la prima volta “dati baseline sui livelli di accumulo di molteplici contaminanti nel biota marino”.