Un granchio indiano originario dell’Indo-Pacifico è stato catturato da Simone Orecchia, pescatore della Cooperativa Pescatori Boccadasse, nella acque antistanti Genova, nella zona di fronte alla Lanterna, a circa 50 m di profondità, con un tramaglio per aragoste. Il pescatore ha subito notato la particolarità del crostaceo finito nelle sue reti e ha avvisato i biologi Fulvio Garibaldi e Luca Lanteri del Laboratorio di Biologia della Pesca – Distav – Università di Genova, con i quali collabora da molto tempo.

 

Si tratta di una femmina di Charybdis feriata, chiamato dagli anglosassoni “granchio crocifisso” per il disegno che porta sulla parte dorsale del carapace. È la quarta segnalazione nel Mediterraneo: la prima risale al 2004 in Spagna, in Catalogna, vicino a Barcellona; la seconda a Livorno nel 2015 e la terza ancora in Spagna, vicino a Tarragona nel 2017.

Poiché l’animale era ancora vivo, i biologi hanno contattato Laura Castellano, curatrice del dipartimento Mediterraneo dell’Acquario di Genova, in modo da trasferirlo nelle vasche della struttura, ma dopo 5 giorni il granchio è morto. Il Charybdis feriata nei mari di origine è una specie che vive sia su fondali fangosi che sabbiosi, in acque costiere. I maschi possono raggiungere 1 kg di peso (le femmine fino a 400 gr) e sono pescati attivamente in India e Vietnam.

 

Si tratta chiaramente di una specie aliena ma, in considerazione delle catture sporadiche avvenute in un arco temporale molto lungo (circa 18 anni), gli esperti dell’Acquario ipotizzano che i singoli individui siano arrivati nel Mediterraneo con il trasporto tramite nave. E mettono in relazione la sua presenza con la globalizzazione e intensificazione dei traffici navali.

È un’ipotesi che trova discorde lo zoologo del Museo di storia naturale di Trieste e divulgatore Nicola Bressi. “Capita che animali come il granchio in questione arrivino in porti internazionali (e Genova è uno di questi) portati da navi, ma nel caso specifico del Charybdis feriata, è vero che è originario dell’Oceano Indiano, ma ha un areale di distribuzione molto vasto, che arriva fino al Giappone. – osserva l’esperto – . È perciò in grado di adattarsi ad acque anche più fredde ed è presente nel Mar Rosso, dal quale, soprattutto con il raddoppio del Canale di Suez nel 2015, abbiamo monitorato l’arrivo di numerose specie lessepsiane”.

 

“Le specie lessepsiane – continua Bressi – sono ecologicamente chiamate così proprio perché sono arrivate al Mediterraneo grazie al collegamento del nostro bacino con il Mar Rosso e da lì con l’Oceano Indiano. Il fatto che ci siano stati altri avvistamenti, fa pensare che ormai nel Tirreno ci sia una colonia”.

Secondo gli esperti dell’Acquario di Genova le specie aliene che hanno raggiunto il Mar Ligure sono ancora relativamente poche, se confrontate con quello che sta appunto succedendo nella parte meridionale del Mediterraneo. Questo perché il Golfo di Genova è la parte più settentrionale del bacino occidentale del Mediterraneo e per le sue caratteristiche oceanografiche di intenso idrodinamismo, per l’azione dei venti freddi di tramontana, probabilmente mantiene ancora un ambiente meno facile per la colonizzazione da parte di organismi di acque più calde. Ma come dimostra l’arrivo del granchio indiano, specie capaci di adattarsi ad areali ampi si stanno muovendo anche più a Nord.