Se le città consumano il 70% dell’energia globale, l’80% del cibo ed emettono il 75% di gas serra, occupando solo il 3% della superficie del pianeta, come si fa a renderle meno impattanti sull’ambiente? L’Agenda 2030 e la Nuova agenda urbana concordate a livello globale indicano la via per raggiungere una urbanizzazione sostenibile. Servono città intelligenti che non partano dalla tecnologia ma dalle persone e dalle grandi sfide urbane: mobilità sostenibile, lotta al cambiamento climatico, educazione e salute, in grado di promuovere un’innovazione sostenibile e democratica che riduca le disuguaglianze.
Città come Helsinki, Amsterdam e Copenaghen hanno sviluppato piani climatici ambiziosi che le colloca in prima linea di fronte all’imperativo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Città come a Parigi, Barcellona e Milano si stanno muovendo verso una visione di economia circolare, con grandi progetti urbanistici ecologici per garantire ai cittadini prossimità ai servizi essenziali, liberando il suolo pubblico dalle auto e dal traffico, investendo in mobilità sostenibile e condivisa, aumentando il numero di piste ciclabili e la capillarità dei mezzi pubblici. Altre città stanno mettendo in campo progetti di rinaturalizzazione piantando migliaia gli alberi, investendo su energie rinnovabili, efficientamento degli edifici, risparmio energetico, e riutilizzo creativo dei rifiuti.
Per compiere questi obiettivi c’è bisogno che le città si dotino di una infrastruttura digitale (connettività, dati, sensori e piattaforme) che raccolga dati pubblici sul consumo elettrico e termico, sulla mobilità, sulla gestione idrica, sull’inquinamento. Questi dati possono essere gestiti in maniera etica e sicura, preservando la privacy, i diritti e la sovranità digitale dei cittadini e al contempo condivisi con startup, multiutility e aziende per creare valore e servizi nell’interesse pubblico. Bisogna saper ascoltare i cittadini e le nuove generazioni e farli partecipare attivamente alle decisioni politiche, come abbiamo fatto a Barcellona quando ero assessore realizzando uno degli esperimenti di democrazia partecipativa più grandi del mondo, grazie anche ad una piattaforma digitale da noi sviluppata che oggi viene usata da oltre 100 città e dall’Unione Europea per la Conferenza sul Futuro dell’Europa.
Progettare la città del futuro significa sviluppare veri e propri hub di innovazione urbana, mobilitando il tessuto universitario, i centri di ricerca scientifici, i distretti culturali e tecnologici come aerospazio, biotech e greentech. Queste competenze vanno rafforzate attraverso trasferimento tecnologico e acceleratori di startup da cui possono crescere imprese a impatto sociale e ambientale. Le città possono usare il loro soft power per spingere questi cambiamenti a livello nazionale, europeo e globale, con Reti come C40 o la Cities Coalition for Digital rights delle Nazioni Unite. In questo modo l’Europa delle città verdi e digitali può diventare un riferimento mondiale per una digitalizzazione sostenibile e democratica, attraverso lo sviluppo di progetti multidisciplinari che combinano scienza, tecnologia, arte e ambiente nel solco del programma New European Bauhaus lanciato dalla presidente von der Leyen per realizzare la missione futura di un Europa carbon neutral, digitale, inclusiva e democratica.
(*Francesca Bria, economista, è Senior adviser in materia di tecnologia, innovazione e policy digitale per la Commissione Europea. Ha ricoperto l’incarico di assessora per la digitalizzazione e l’innovazione per la città di Barcellona in Spagna)