Il sole basso all’orizzonte si infrange sui rivoli bianchi creati dallo scorrere del Vjosa. Il suono ritmico del gracchiare delle rane accompagna il fruscio dell’acqua sui ciottoli bianchi e levigati, mentre all’orizzonte l’enorme letto del fiume si estende per più di 2 chilometri nella su ampiezza. Nessun segno umano intorno in questo paesaggio unico. “L’ultimo fiume selvaggio”, così viene chiamato romanticamente il Vjosa. Da anni minacciato dalla costruzione di più di 30 centrali idroelettriche, di cui 8 lungo il corso principale e 23 lungo gli affluenti, sembra ora poter tirare un sospiro di sollievo. Il 13 giugno 2022 il governo albanese ha firmato un memorandum per l’istituzione del Vjosa Park Kombetar, il Parco Nazionale della Vjosa. Nulla è ancora certo sulla sua entità e dimensione, ma sicuramente è un primo passo verso una maggiore tutela di questo prezioso ecosistema.
Entro 45 giorni dalla firma del presente accordo verrà istituito un gruppo di lavoro che per l’inizio del 2023 dovrà presentare al Ministero del Turismo e dell’Ambiente albanese una proposta completa per la creazione del Parco Nazionale. Tale proposta dovrà includere, tra le altre cose, i confini del parco stesso, la suddivisione in zone di maggiore e minore tutela e le opportunità di ecoturismo. Inusuale il partner con cui il governo ha firmato l’intesa: la stretta di mano è infatti avvenuta tra Mirela Kumbaro, ministro del turismo e dell’ambiente albanese, e Ryan Gellert, Ceo di Patagonia, la società privata di abbigliamento sportivo che dal 1985 devolve l’1% delle proprie vendite alla tutela dell’ambiente. Probabilmente il governo schipetaro ha intuito le potenzialità di collaborare con un finanziatore stabile e a elevata visibilità.
“Il governo dovrà affrontare molte questioni complesse per la creazione di un parco nazionale secondo gli standard dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) e per un fiume che scorre per 200 chilometri attraverso il Paese.” – afferma Ryan Gellert di Patagonia – “Noi ci impegniamo a fornire un supporto finanziario nell’identificare e convocare gli esperti internazionali e locali per la realizzazione della proposta. Ma i costi operativi per proteggere il parco in futuro ancora non sono stati definiti.”
La corsa del Vjosa inizia tra le montagne del Pindo, in Grecia, per poi addentrarsi nel territorio albanese, dove si snoda per 192 chilometri fino a sfociare nel mare Adriatico. Ciò che rende questo fiume unico sul suolo europeo è la sua integrità e il suo ricchissimo valore ecologico: il corso principale e quasi tutti i suoi tributari sono rimasti quasi totalmente indisturbati e liberi di scorrere, creando una rete fluviale senza pari in Europa.
Oltre all’elevato pregio naturalistico, qualità cara a scienziati da tutto il mondo, l’integrità del Vjosa è al centro delle preoccupazioni degli abitanti della valle. Anche e soprattutto per loro la costruzione delle dighe sembrava un incubo pronto a diventare realtà. A Kalivac fin dal 1997 era in progetto una centrale di 47 metri di altezza e un bacino che avrebbe sommerso un’area di 17 chilometri quadrati. La costruzione è realmente iniziata nel 2007 e per diverse volte fermata, tanto che a oggi risulta realizzato una parte di impianto che ancora non compromette il naturale flusso del fiume. Nel vicino villaggio di Qesarat, Artan Zeqaj, proprietario del ristorante che si trova lungo la strada per Kalivac, ha lottato per anni insieme alle organizzazioni ambientaliste contro la costruzione della diga. Dopo essersi allontanato dalla sua terra per mancanza di lavoro è tornato per restare. “Se venisse costruita la diga la mia attività finirebbe sott’acqua, così come ci finirebbero anche la scuola e la strada.” – racconta Artan con un filo di voce – “Se venisse creato il parco nazionale, invece, la Vjosa acquisirebbe il suo reale valore. Ci sarebbero grandi opportunità per sviluppare attività turistiche e per creare lavoro per i nostri figli, così che non dovranno più andarsene altrove.”
Negli ultimi anni l’eco dell’intatta naturalezza di questo fiume ha travalicato la scala locale e nazionale. Una coalizione di organizzazioni ambientaliste, tra cui Euronatur, Riverwatch ed Ecoalbania, già a partire dal 2013 aveva lanciato la campagna “Save the blue earth of Europe”, con l’intento di proteggere i fiumi dell’area balcanica dal boom dell’idroelettrico.
Dopo un susseguirsi di mobilitazioni focalizzate sul corso d’acqua albanese, nel 2021 ha promosso un’altra grande iniziativa. La scritta “Vjosa National Park Now” è comparsa a caratteri cubitali in alcuni dei luoghi più iconici del mondo: sulle assolate spiagge di San Francisco e sulle pareti rocciose del Grand Canyon, ai piedi della Tour Eiffel, della porta di Brandeburgo, del Duomo di Milano ed anche a Milson Point, il quadrato di terra di fronte al futuristico teatro dell’opera di Sydney.
Ora, però, anche se il primo accordo è stato siglato e per quanto la volontà di creare il Parco Nazionale sia unica, le visioni di governo e organizzazioni ambientaliste sul futuro del Vjosa sembrano leggermente differire. “È come se il Vjosa fosse il tronco di un albero e i suoi affluenti sono i rami. Noi puntiamo a proteggere l’intero albero e a creare il primo Wild River National Park in Europa.” – racconta a Green&Blue Ulrich Eichelmann, ceo di RiverWatch. Quello che non è chiaro e se anche il governo sia allineato a questa prospettiva. Mirela Kumbaro, ministra del Turismo e dell’ambiente, durante l’intervista non menziona l’aggettivo “wild” e si focalizza sulle opportunità di sviluppo per gli abitanti della valle.
We’re one step closer to Europe’s first Wild River National Park.
Albania’s government signs a commitment to partner with us to protect the Vjosa, forever. For the team of experts involved, including those behind the Save the Blue Heart of Europe campaign, the work starts here. pic.twitter.com/rFweBFk67A
— patagoniaeurope (@patagoniaeurope) June 13, 2022
“Vjosa non è un ecosistema indipendente, isolato dall’anima umana. Non ha senso senza le persone che vivono lì. Certamente non permetteremo di realizzare progetti industriali che danneggino l’ecosistema, la flora e la fauna, ma non vogliamo un parco che sarà limitato nello sviluppo di attività economiche che permetteranno alle persone di restare nella loro terra.” Le due visioni certamente possono andare a braccetto ed essere integrate l’una con l’altra, ma per questo ci vogliono volontà e rispetto reciproco. Ci vorrà anche tempo prima che il parco nazionale diventi ufficiale e intanto all’orizzonte già si intravedono le prime criticità. Recentemente il governo albanese ha approvato la costruzione di un aeroporto internazionale nella Laguna di Narta, dove il Vjosa sfocia nel mare Adriatico, mentre nell’area di Permet, lungo il corso medio del fiume, la società Shell ha avviato la ricerca di sorgenti di petrolio e gas naturale. Riuscirà il governo ad assicurare la tutela e l’integrità del prezioso fiume e insieme proporre un modello di sviluppo basato sul ricorrente concetto della sostenibilità?