È tempo di vacanze. Dopo mesi intensi di lavoro in ufficio o di smart working, considerato il caldo torrido delle ultime settimane, un tuffo al mare è quello che ci vuole. E allora: costume, crema solare, un buon libro, qualche gioco per i più piccoli e pronti per una giornata in spiaggia. Per godere del meritato relax nel rispetto dell’ambiente, limitando cioè il nostro impatto sugli ecosistemi, bastano soltanto alcuni piccoli accorgimenti. L’importante è riflettere passo passo a quel che facciamo, pensandoci prima.

Cosa mi metto? 

La domanda è lecita, perché anche la spiaggia può avere un suo “green dress code”. Bikini, teli, ciabatte, copricostume… per ogni capo da indossare si può fare una scelta “consapevole”. Secondo i dati diffusi dal Parlamento Europeo, la produzione tessile è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile. Il lavaggio di indumenti sintetici, invece, rilascia ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari e nell’ambiente il 35% di microplastiche primarie. 

 

Dunque, imparare a leggere l’etichetta è la prima regola da seguire. Negli ultimi anni diverse aziende produttrici di costumi hanno convertito parte della loro produzione nell’utilizzo di filati in Pet, ricavati da plastica riciclata o ripescata nei mari. Discorso simile per i teli da mare: ce ne sono molti in cotone rigenerato, cellulosa del legno o altri materiali riciclati.

Stando ai dati riportati dalla Ellen MacArthur Foundation, ogni secondo, nel mondo, l’equivalente di un camion della spazzatura carico di vestiti viene bruciato o sepolto in una discarica. Perché allora, non dare una possibilità ai vestiti di seconda mano? Che siate amanti del vintage o semplicemente sperate di trovare il bikini della collezione passata non più in produzione, i classici mercatini delle pulci o i siti di vendita online potrebbero riservare piacevoli sorprese.

Alla ricerca dello stabilimento sostenibile

Raccolta differenziata, risparmio idrico, mobilità sostenibile, risparmio energetico, accessibilità e inclusione sono alcuni dei parametri individuati da Legambiente affinché uno stabilimento possa considerarsi sostenibile e inclusivo. Nel Rapporto spiagge 2021 Legambiente segnala gli stabilimenti che, da nord a sud della penisola, si sono distinti per aver intrapreso percorsi di educazione ambientale, salvaguardia del territorio e per aver reso gli spazi accessibili anche ai diversamente abili.

“Come ci arrivo in spiaggia?” è una delle prime domande che vengono in mente quando bisogna scegliere il posto: lidi raggiungibili in bicicletta o con i mezzi pubblici (o navette) saranno sicuramente da preferire a quelli in cui si arriva esclusivamente in auto. Se invece si dispone di veicolo elettrico, sapere che nelle vicinanze c’è una colonnina di ricarica può essere un plus.

 

Anche per lo smaltimento dei rifiuti vale la pena prestare attenzione a piccole accortezze: accertarsi per esempo che ci siano i contenitori per la raccolta differenziata, che il bar del lido offra alternative “plastic free” per le stoviglie, che l’acqua delle docce sia riscaldata con pannelli solari.  

 

Saranno poi i dettagli a fare la differenza: i lidi in ottica green, tra gli altri accorgimenti, utilizzano materiali naturali o riciclati per le strutture o gli arredi. Con legno o pallet di recupero possono essere state create le passerelle per raggiungere il mare, le cabine o alcune poltroncine per l’area relax.

Non inquinare l’acqua

Anche al mare è fondamentale ridurre al minimo i consumi di acqua potabile ed evitare che sostanze inquinanti finiscano negli scarichi. Perlopiù è vietato utilizzare saponi e detergenti nelle docce: gli stabilimenti più attenti riutilizzano l’acqua, per esempio per innaffiare i fiori e le piante che donano ombra al lido. Solo dove utilizzo di saponi è espressamente consentito, scegliere prodotti biodegradabili e custoditi in flaconi realizzati in materiali riciclati.

 

A proposito di acqua, non vi è venuta voglia di un bel bagno? Prima, però, meglio assicurarsi che le protezioni solari, le creme idratanti per il corpo e gli oli per i capelli utilizzati non siano dannosi per l’ambiente. Secondo gli studi del Unwto (World Tourist Organitation) soltanto nei mari tropicali, ogni anno, vengono rilasciate dalle 6.000 alle 14.000 tonnellate di creme che raggiungono le barriere coralline.

Nel 2020 la Food and Drug administration, riprendendo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association,  segnalava sei sostanze presenti nelle creme solari – avobenzone, oxybenzone, octocrylene, homosalate, octisalate e octinoxate – dannose anche per l’uomo, perché se assorbite nel flusso sanguigno rischiano di rimanere in circolo nel corpo per molto tempo.

Proprio per il loro impatto altamente inquinante, in alcuni posti del mondo le creme solari sono vietate per legge, per proteggere le barriere coralline e le biodiversità: accade in Tailandia, a Palau (piccolo arcipelago della Micronesia) e alle Hawaii.

È ora di pranzo!

Dopo un bel bagno rinfrescante è arrivata l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Siete più da un boccone al volo in spiaggia o da ristorantino? Qualsiasi sia la risposta, con piccoli accorgimenti anche il pranzo sarà sostenibile.

Per portare in spiaggia un po’ di frutta o uno snack per uno spuntino, i contenitori in vetro sono da preferire a quelli in plastica o alle pellicole. Conservano meglio i cibi, senza alterarne le caratteristiche e si riduce l’accumulo di rifiuti. E se si ha in programma un pic nic più articolato, con tanto di piatti e posate, meglio scegliere quelli lavabili e riutilizzabili.

Per l’acqua e le bevande, le borracce in alluminio rappresentano una valida alternativa alle bottiglie in Pet: possono essere riciclate all’infinito, mantengono fresche le bevande, possono essere riempite alle fontane pubbliche. Se poi si opta per un pranzo al ristorante, possiamo sempre provare a cercare locali che favoriscano l’enogastronomia locale, con cibi a chilometro zero e di stagione. Tenuto conto poi che per produrre un chilogrammo di carne bovina sono necessari 15mila litri di acqua, perché non considerare le opzioni vegetariane o vegane?

Riguardo al menu, molti ristoranti hanno a disposizione la versione digitale, consultabile con lo smartphone attraverso un QR code. È una soluzione preferibile al tradizionale menu di carta: gli alberi ringrazieranno!

Cicche di sigarette e raccolta differenziata

Sembra superfluo dirlo, ma è assolutamente vietato gettare rifiuti in mare e a terra! La regola generale è sempre quella di cercare di produrre meno spazzatura possibile e smaltire tutto ciò che non si può riutilizzare attraverso la raccolta differenziata, per esempio le mascherine chirurgiche o Ffp2.

Attenzione alle sigarette. Si stima che ogni giorno nel mondo vengano abbandonati sulle spiagge cinque milioni di mozziconi. È opportuno, dunque, procurarsi un posacenere tascabile – ce ne sono diversi fatti in materiali riciclati e riutilizzabili. Prima di accendere la sigaretta, però, assicurarsi che sia effettivamente possibile: in diversi comuni d’Italia, sia nei lidi che nelle spiagge libere, fumare in spiaggia è vietato. Anche in Spagna, a Barcellona, da quest’anno accendere una sigaretta sotto l’ombrellone può costare una multa.

Sii ospite e non padrone

È sempre utile tenere a mente che gli stessi spazi in cui gli esseri umani trascorrono una giornata di relax sono di fatto la residenza di altri esseri viventi. Granchietti, pesciolini, meduse o stelle marine si trovano nel loro habitat: assolutamente vietato catturarli o fare loro del male.

Il libro

Tutti i mondi dentro le conchiglie

di Fiammetta Cupellaro

Proibito anche portare a casa sabbia, alghe o pietre. Non è solo immorale, è vietato dall’articolo 1162 del Codice della navigazione, che punisce “chiunque estrae arena, alghe, ghiaia o altri materiali nell’ambito del demanio marittimo o del mare”. Come souvenir, meglio scegliere un oggetto di artigianato locale.