“Il ‘caso Italia’: lo spreco alimentare vale oltre 9 miliardi di euro. Oltre 4 tonnellate di cibo sono finite tra i rifiuti“. Così raccontava il mese scorso il report pubblicato da Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, che traduceva in denaro lo spreco alimentare nelle case degli italiani.

I dati si riferiscono al mese di gennaio di quest’anno e dicono che ognuno di noi getta, in media, mezzo chilo di cibo a settimana (524 grammi): il 12 per cento in meno rispetto al 2022, ma è sempre tanto. Soprattutto calcolando che in Italia siamo circa 60 milioni di persone. Meno attenti a gestire i resti di pranzo e cena sono i residenti al Sud (+8 per cento) e le famiglie che non hanno figli (+38 per cento rispetto alla media italiana).

I rifiuti alimentari domestici valgono dunque 6,48 miliardi di euro, ma il dato sale a 9 miliardi, se aggiungiamo i prodotti che si perdono durante l’intera filiera alimentare: dai campi in agricoltura fino al dettaglio. Prima di raggiungere i punti all’ingrosso nel 2020 è andato perso circa il 13,5 per cento dei cibi non ancora arrivati nelle case dei consumatori. 

E poi le feste: il 5% del cibo sarà buttato

Buttiamo il cibo senza averlo neppure toccato. Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori ogni anno 25 tonnellate di cibo vengono buttate senza essere consumate. Eppure, per far arrivare a tavola i piatti sono necessari molti passaggi che significano emissioni di gas serra, consumo di suolo e di acqua, ricorso all’energia. Ma non è solo una questione ambientale. Il 9,4% delle famiglie italiane vive in povertà assoluta. E poi ci sono le feste.

Durante il periodo natalizio e anche a Pasqua si calcola che circa il 5 per cento dei cibi che compriamo sarà buttato. Cosa finirà tra i rifiuti? Soprattutto frutta e verdura, ma anche il pane, i latticini e la carne. Nei prossimi giorni ci sarà, quindi, un’impennata del livello di spreco alimentare, che significa un aumento del livello di inquinamento: una tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2.

Ecco alcuni consigli per evitare sprechi alimentari a Pasqua:

1. Pianificare il menu

Scegliendo con attenzione il menù, si può pianificare cosa e quanto acquistare, spendendo il giusto. No all’acquisto generico.

2. Occhio alle offerte 

Il 26 per cento dello spreco deriva dall’acquisto di prodotti in offerta speciale. A volte può essere conveniente, ma solo se siamo certi che li useremo. E attenzione alla data di scadenza soprattutto delle offerte 3 per 2.

3. Riutilizzate o surgelare il cibo avanzato

Se ci sono avanzi, si possono riutilizzare nella preparazioni di altre portate. Non c’è limite alla creatività. Oppure surgelarli. 

4. Corretta conservazione degli alimenti

Ogni cosa al posto giusto nel frigo. Soprattutto occhio a come si conservano frutta e verdura che rappresentano il 16 per cento dei prodotti più sprecati.

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La guida: app, startup e associazioni

Ma in che modo ognuno di noi quotidianamente può contribuire a prevenire e contrastare lo spreco alimentare? A volte bastano piccoli gesti quotidiani. Con l’iauto di app, startup, associazioni e cooperative è possibile ogni giorno concretizzare la sostenibilità alimentare. Eccone alcune. 

Sprecometro

Presentata il 5 febbraio scorso, Sprecometro.it è un app (gratuita) sviluppata dall’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e Last Minute Market. Basta inserire il nome dell’alimento e l’app misura in grammi lo spreco alimentare sia di singoli che di un gruppi, valutando la perdita economica, l’impronta carbonica (chilometri percorsi da un auto) e l’impronta idrica (H20 e bottiglie di acqua). 

In base al tipo di alimenti inseriti l’app propone video, schede e quiz per aiutare sia a ridurre lo spreco sia per adottare diete sane. A quel punto per ogni variazione dello spreco individuale l’app tiene un conteggio di punti. Si possono attivare dei gruppi: amici, famiglia, classe scolastica euniversitaria, dipendenti aziendali. Per confrontarsi e chiedere consigli. E su Instagram si possono condividere risultati e progressi della comunità.  

Too Good To Go

L’app (gratuita) fondata nel 2015 in Danimarca Too Good To Go consente a supermercati, bar, ristoranti, hotel e forni nelle vicinanze di vendere online il cibo invenduto. Invece di essere buttato a fine giornata, può essere acquistato ad un prezzo ridotto e ritirato dai consumatori in negozio. Dopo aver scaricato la app, si ha accesso a una vasta gamma di negozi disponibili nelle vicinanze. È possibile cercare gli articoli per luogo, orario di raccolta o tipo di cibo, per esempio vegano o vegetariano. Una volta selezionata la propria opzione e effettuato il pagamento online, la app fornisce una ricevuta che deve essere poi presentata in negozio per ricevere la borsa con il cibo: una magic box che equivale a circa 1/3 del valore originale del prodotto. Spesso a sorpresa.

Phenix

Anche con Phenix è possibile acquistare prodotti invenduti che mettono a disposizione a fine giornata ristoratori, bar, supermercati e tutti gli altri negozi nelle box. Sull’app è possibile verificare quali sono e dove si trovano le attività commerciali più vicine che aderiscono all’iniziativa, scegliendo anche il tipo di scatola che si vuole acquistare tra bio, vegana, vegetariana, halal, kasher e altre categorie e pagare i prodotti a prezzi ridotti. Phenix è stata fondata nel 2014 in Francia. Le città italiane in cui oggi è diffusa l’app sono Milano, Bologna e Torino.

Plant Jammer

L’app (gratuita) aiuta, attraverso la creatività in cucina ad evitare di sprecare quanto si è già acquistato. Si inseriscono gli alimenti che si trovano in casa e Plant Jammer li combinerà per suggerire ricette semplici da preparare. Oppure si può scegliere una preparazione da sperimentare a partire dagli alimenti di stagione, o dal tipo di cucina che preferiamo e dal tipo di piatto che vorremmo consumare. Le ricette e gli abbinamenti sono pensati in versione anti spreco. 

Regusto

Ogni mese all’interno della piattaforma Regusto vengono donate e vendute oltre 120 tonnellate di beni alimentari e non solo. Nata a Perugia nel 2016, mira a contrastare il problema dello spreco in due ambiti differenti: business e no-profit. In entrambi i canali, domanda e offerta di alimenti in esubero o prossimi alla scadenza sono geolocalizzate con l’intento di favorire il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze.

Tramite appunto la geolocalizzazione, l’app segnala le offerte last minute dei ristoranti (che mettono in vendita i piatti invenduti a prezzo scontato), permettendo ai clienti di prenotarle tramite telefono e poi passare a ritirarle. Un’abitudine finora abbastanza ignorata nel nostro paese, ma che ora è pronta a diffondersi. Regusto ha anche un’altra funzione dedicata alle pubbliche amministrazioni, che possono usare l’app per facilitare la donazione di cibo in eccedenza da aziende agricole, mense e ristoranti agli enti no-profit, distribuendolo a chi ne ha bisogno. 

Myfoody

Attiva dal 2015 Myfoody è un’app con cui i supermercati possono segnalare offerte e sconti applicati su prodotti vicini alla data di scadenza oppure che presentano difetti estetici, combattendo così gli sprechi di tutti quei generi alimentari che andrebbero gettati a fine giornata.

Svuotafrigo

L’app, di cui esiste anche una versione web, permette di ridurre gli sprechi alimentari domestici suggerendo come utilizzare gli ingredienti che si ha a disposizione nel frigorifero o nella dispensa. Sono oltre 25mila le ricette presenti nell’app. Dopo che sono stati inseriti gli ingredienti, Svuotafrigo suggerisce come cucinarli. Sull’app è possibile inserire anche le intolleranze alimentari, le allergie e la diete, come quella vegana e vegetariana.


Last minute Market

Membro della Piattaforma Europea sulle perdite e sprechi alimentari. Last minute Market si occupa sia di eccedenze alimentari dei supermercati che di farmaci inutilizzati. Il progetto si chiama “farmaco amico”. Solo nel 2019 sono stati recuperate oltre 790 tonnellate di alimenti a favore di oltre 200 organizzazioni che aiutano persone in difficoltà.

Foodbusters gli acchiappacibo

I Foodbusters sono un gruppo di persone che hanno creato una fondazione di recupero cibo fresco nelle Marche. Hanno dichiarato guerra allo spreco alimentare durante gli eventi: banchetti di nozze meeting aziendali, compleanni, feste. Si possono chiamare consultando il loro sito. In cucina arriveranno i volontari che una volta recuperate le eccedenze di cibo le porteranno nel giro di breve tempo ad enti caritatevoli e di solidarietà, case famiglie.

Recup

Il progetto vuole combattere lo spreco alimentare e promuovere la cittadinanza attiva: nei mercati recuperano il cibo invenduto e lo condividono con tutte le persone che partecipano all’attività. Su associazionerecup.org c’è la mappa, il giorno e l’orario in cui i volontari arriveranno nei vari mercati della città. 

Food Pride

La rete Food Pride è un progetto “multi-azione” che opera nel recupero delle eccedenze alimentari e dei prodotti invenduti nei mercati di Torino e hinterland, ma anche nei negozi di prossimità come panetterie, ortofrutta, minimarket. Realizza poi laboratori di cucina per l’utilizzo consapevole e più efficiente del cibo recuperato e alla diffusione di tematiche sulla prevenzione alimentare. Le associazioni che costituiscono la rete, svolgono attività didattiche nelle scuole sullo spreco alimentare, così come eventi di sensibilizzazione sul contrasto al food waste.

Alimentando

Attiva a Pavia, recupera alimenti altrimenti scartati dal sistema distributivo di piccola e media dimensione e ridistribuiti a privati cittadini in difficoltà per poter essere indipendenti dal punto di vista della ricerca di cibo. Alimentando collabora con 17 attività commerciali che forniscono all’associazione i prodotti in eccedenza, o che non possono più essere venduti, ma ancora buoni e nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie. Permette di poter essere indipendenti dal punto di vista alimentare, senza rinunciare a qualità e varietà dei prodotti.