Semplici idee possono portare a grandi risparmi di energia. Ne è un ottimo esempio pratico la soluzione utilizzata da alcuni caseifici del Consorzio Grana Padano e a cui Enersem, la startup nata in seno al Politecnico di Milano per sviluppare software in grado di gestire il consumo energetico delle aziende, ha dedicato uno studio approfondito per quantificarne i benefici. L’idea consiste nel raffreddare il siero con acqua, che viene poi riutilizzata per riscaldare altre utenze. Pratica che non tutte le aziende adottano, in quanto per raffreddare il siero utilizzano torri evaporative e gruppi frigoriferi.
“Nella produzione del formaggio si genera una quantità ingente di siero – circa 8-9 kg per ogni chilogrammo di formaggio che ha una temperatura di circa 50-52 gradi e che deve essere raffreddato per conservarsi e poter essere venduto, generalmente come alimento per uso zootecnico – spiega l’ingegner Matteo Muscherà, responsabile operativo di Enersem – Nella maggior parte dei caseifici il raffreddamento del siero avviene in appositi scambiatori di calore con acqua di pozzo. In alternativa è possibile recuperare gran parte del calore di
raffreddamento, accumulando l’acqua che viene utilizzata per il raffreddamento del siero in un apposito serbatoio e utilizzandola successivamente per scaldare delle utenze a bassa temperatura”.
Tale recupero può essere utilizzato per tutte le utenze che richiedono calore fino alla temperatura di produzione del siero (50 gradi), come per esempio lavaggi concentratore siero, acqua calda sanitaria, attivazione del latte e riscaldamento del latte prima della caseificazione.
In particolare il preriscaldamento del latte in ingresso ai doppi fondi (ad oggi viene fatto al 100% mediante scambio con vapore) è l’utenza più interessante: è infatti possibile preriscaldare il latte dalla temperatura di ingresso ai doppi fondi, pari a circa 12 gradi, fino ai circa 27-30 gradi senza pregiudicare la qualità del prodotto. Il preriscaldamento permette di risparmiare circa 15-18 gradi di salto termico sul latte.
“Il fatto che il raffreddamento del siero e il riempimento dei doppifondi con latte non avvengano contemporaneamente impone la necessità di accumulare l’acqua del circuito di recupero in due serbatoi distinti – prosegue l’esperto di Enersem – Durante la fase di riempimento dei doppi fondi e durante le altre fasi di lavorazione in cui si può utilizzare il calore a bassa temperatura (ad esempio la fase di lavaggio del concentratore del siero), il serbatoio caldo si svuota, il fluido cede calore al latte e alle altre utenze da riscaldare e viene
scaricato nel serbatoio freddo. Nel momento in cui si attiva il processo di raffreddamento del siero avviene il procedimento opposto, ovvero il serbatoio freddo si svuota, il fluido assorbe il calore del siero e viene scaricato nel serbatoio caldo, pronto per essere riutilizzato nel ciclo di lavorazione seguente”.
Secondo le rilevazioni effettuate da Enersem nell’ambito del progetto Life Ttgg, la pratica del preriscaldamento del latte con l’acqua utilizzata per il raffreddamento del siero è quella che dà il contributo maggiore nel determinare le prestazioni energetiche dei caseifici. Ben quattro dei cinque caseifici più virtuosi in termini di risparmio energetico adottano questa modalità, nessuno dei più energivori l’ha implementata.
“Ogni 100mila quintali di latte lavorato a Grana Padano, si ottiene un risparmio di più di 20.000 metri cubi di metano per produrre vapore – conclude Muscherà – Questo risparmio può essere incrementato di oltre il 50% se si sfrutta il calore di recupero anche per altre utenze in caseificio, oltre al preriscaldamento del latte. Non bisogna infine dimenticare l’energia elettrica non utilizzata nella fase di raffreddamento del siero (consumo dei
frigoriferi, delle torri evaporative e dei sistemi di pompaggio), beneficio aggiuntivo del sistema di recupero di calore”.