Non c’è viaggio più sostenibile: finora oltre 4mila chilometri senza bruciare un litro di benzina o gasolio, senza ricaricare batterie, senza emettere CO2, tranne quella espirata dai protagonisti di questa straordinaria avventura. Cristian Moroni e il suo cavallo Furia, una femmina di maremmano, sono partiti il 24 maggio del 2021 da Roccasecca dei Volsci, in provincia di Latina. L’idea un po’ folle di Cristian era quella di percorrere il periplo dell’Italia: risalire la costa tirrenica fino alla Liguria, fare tutto l’Arco alpino fino a Trieste e ridiscendere verso sud lungo il litorale adriatico. Arrivati in Calabria, di nuovo sul Tirreno per chiudere il giro.

Lungo la costa Adriatica in Puglia, direzione Otranto (Facebook/Cristian Moroni)
Lungo la costa Adriatica in Puglia, direzione Otranto (Facebook/Cristian Moroni

“Viaggiare a cavallo tenendo il mare alla mia sinistra era il mio sogno da anni”, racconta Moroni. “Ma pensavo troppo in grande: immaginavo un mezzo di supporto al seguito, una piccola troupe tv per le riprese, sponsor per mettere insieme il budget necessario… Poi ho capito che così non sarei mai partito. Allora ho preso poche centinaia di euro di risparmi, ho sellato Furia, caricato il minimo indispensabile e ci siamo messi in cammino”. Passo dopo passo i due hanno viaggiato per 13 mesi, potendo contare sulla solidarietà di centinaia di persone che hanno offerto loro un tetto, un pasto caldo, una balla di fieno. Cristian e Furia sono diventati delle celebrità, grazie al passaparola dei social network, ma anche grazie ai media locali e a quelli nazionali: la loro fama li precede e ogni sera ci sono intere comunità che si ingegnano per accoglierli. C’è chi li ha conosciuti in inverno su Facebook e ha atteso pazientemente il loro passaggio in Puglia ad aprile. Chi li ha incontrati fisicamente l’anno scorso in Liguria e quest’estate ha organizzato appositamente le vacanze al Sud per poterli riabbracciare.

Sarà perché Cristian e Furia toccano dentro ciascuno di noi una corda ancestrale, quella che vibrava migliaia di anni fa, quando eravamo nomadi e non stanziali. Quando il cielo stellato era il nostro tetto, lo spostamento era la regola e non l’eccezione, il cavallo il migliore tra i compagni di viaggio. Oggi la scelta di Cristian, lasciarsi tutto alle spalle e tornare nomade, è considerata estrema e impraticabile dalla maggior parte di noi. Ma il suo modo essenziale di viaggiare può essere imitato, anche per brevi periodi, da chi ama andare a cavallo nella natura. “In questi mesi di cammino lungo il perimetro della Penisola, con Furia abbiamo scoperto centinaia di luoghi straordinari, dove la natura è ancora forte e incontaminata. Ma se devo suggerirne alcuni ai cavalieri e alle amazzoni che sognano una vacanza sostenibile in sella, penso alla Val d’Isere, al Delta del Po, al Lago di Lesina sul Gargano, alla Via Rio Palma in Toscana e all’Appenino Ligure“.

Il primo itinerario è in realtà al confine tra l’Italia e la Francia: “Si trova sotto il Col de l’Iseran, il valico automobilistico più alto d’Europa con i suoi 2770 metri di quota”, racconta Moroni. “Un luogo magnifico, con ancora molta fauna selvatica e cavalli allo stato brado…io e Furia siamo stati inseguiti da un gruppo di stalloni”. Ma da dove partire per una escursione di pochi giorni? “Dalla dogana del Moncenisio, per poi scendere Lanslebourg-Mont-Cenis, in territorio francese. Poi verso nordest fino a Bonneval-sur-Arc da cui parte la salita fino al Col de l’Iseran, un passaggio da pelle d’oca. Infine rimanere in quota fino al Lago di Tignes. In tutto sono cinque giorni, 20 chilometri al giorno, da fare d’estate naturalmente”.

Castello Federiciano, Marina di Roseto, prima tappa Calabrese (Facebook/Cristian Moroni)
Castello Federiciano, Marina di Roseto, prima tappa Calabrese (Facebook/Cristian Moroni

“Anche il Delta del Po e le Valli di Comacchio mi ha colpito”, continua Moroni. “Il paesaggio è completamente diverso e il livello di difficoltà per cavalli e cavalieri è assai più basso: si può camminare comodamente sugli argini di fiumi e canali. Per gli appassionati di equitazione il punto di partenza ideale può essere l’allevamento di cavalli di razza camargue che si trova a Spiaggia Romea. Da lì si scende verso le bellissime Valli di Comacchio, tra canneti e uccelli acquatici”. Molto più a sud, ma sempre lungo l’Adriatico, Cristian e Furia si sono imbattuti in una sorta di savana: “Non immaginavo che in Puglia ci fossero paesaggi simili”, racconta il cavaliere. “Mancano solo le zebre e i leoni. Da una parte il mare, dall’altra il lago, le pinete e la macchia mediterranea, un bellissimo fondo di sabbia. Costeggiarlo da nord a sud sono circa 30 chilometri: l’ideale per una giornata a cavallo. E poco più avanti c’è il Parco Nazionale del Gargano“.


Cambiando mare, Moroni ricorda il sentiero con vista sul Tirreno che collega Le Rocchette a Punta Ala, in provincia di Grosseto. “Si tratta di via Rio Palma, un passaggio bellissimo, a picco sul mare, che permette di apprezzare quel tratto di costa Toscana. Raggiunta Punta Ala, si può scendere sulla spiaggia, nei mesi in cui questo è consentito, e arrivare fino a Cala Violina. Anche in questo caso sono circa 30 chilometri complessivi, che si possono fare tutti in una volta o anche dividere in due tappe”.

A Scilla, in Sicilia (Facebook/Cristian Moroni)
A Scilla, in Sicilia (Facebook/Cristian Moroni

Infine un paio di consigli per i cavalieri più esperti che amano i percorsi difficili: “Da Monte Capenardo a Creto, sull’Alta Via dei Monti Liguri, nell’entroterra genovese: un tratto ostico ma spettacolare, lungo una cinquantina di chilometri percorribili in due giorni. Invece tre tappe da 20 chilometri circa, con sosta in altrettanti rifugi alpini, sono quelle che si possono fare sulla straordinaria Alta Via del Sale Monesi-Limone, che collega le Alpi Piemontesi e Francesi al Mare Ligure”.

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Ma con cosa viaggia un cavaliere “sostenibile”? Fondamentale è la tenda con zanzariera”, risponde Moroni. “Non sempre trovo un riparo per la notte e allora monto la tenda, ma soprattutto d’estate occorre evitare punture di insetti: non si può dormire sotto le stelle per un anno. In un viaggio del genere la qualità del riposo è fondamentale. E ovviamente il sacco pelo. Tutto il resto è ridotto all’essenziale, un pezzo di ogni cosa, anche la biancheria: la lavo e la rimetto, quando si rompe la sostituisco. Poi c’è quello che serve a Furia, a cominciare dal secchio in cui la faccio bere: in una estate come questa non possiamo fare affidamento sui fontanili. Ogni volta che incontro una fontana o una signora che sta innaffiando le piante riempio il secchiello e lo offro al cavallo, così Furia è sempre idratata, nonostante la siccità. Che però per noi paradossalmente ha anche un lato positivo: ci permette di guadare i corsi d’acqua ormai asciutti, evitando i ponti stradali”.