“Inutile preoccuparsi per la siccità se non si agisce poi sulle cause che la provocano”, dice Simone Bastianoni docente di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali dell’Università di Siena, conferito della Prigogine Medal che viene data agli scienziati leader nel campo dell’ecologia sistemica, dello sviluppo sostenibile e della ricerca sugli ecosistemi. “Le ragioni sono chiare: abbiamo messo troppa anidride carbonica in atmosfera usando i combustibili fossili e facendo allevamento intensivo dei bovini“.
Non possiamo dunque aspettarci nulla di meglio. “Aumentando i gas serra aumenta infatti l’energia in atmosfera, che poi si deve sfogare in qualche modo. Può essere siccità, ma anche inondazioni o uragani devastanti. Tutto arriva con frequenze e intensità maggiori di prima. Due mesi sopra i 35 gradi non si erano mai verificati, perché c’è stata una perdita di equilibrio. Possiamo trovarci in varie situazioni, ma le cause sono sempre le stesse”, sottolinea Bastianoni. In pratica, se dovessimo trovarci nella situazione in cui apriamo il rubinetto e non esce più acqua, dovremmo domandarci quante volte abbiamo utilizzato l’automobile.
Uno dei più grossi impatti è però dovuto anche all’agricoltura, che consuma il 70% dell’acqua e che occupa oltre la metà della terra disponibile nel Pianeta. “Anche in questo caso se mangiamo una bistecca in meno produciamo un effetto, perché abbiamo già recuperato molta acqua e consumato meno territorio”.
Secondo la Fao il sistema agricolo è responsabile di oltre il 30% delle emissioni e il 20% della sola anidride carbonica. Le fonti principali sono il rilascio del protossido di azoto da parte dei suoli agricoli e il metano prodotto dal bestiame. Si tratta di 17 miliardi di tonnellate di gas serra, su 54 miliardi in totale, che sono stati prodotti nel 2019. C’è stata una tendenza in netta crescita, con un aumento del 16% tra il 1990 e il 2019, che ancora sta procedendo.
Gli effetti stanno comparendo: il bollettino del Joint Research Center ha rilevato che a livello europeo i raccolti di girasole, soia e mais si prevede diminuiscano dell’8%. Il grano è sotto del 2% ed è inevitabile una risalita dei prezzi che si aggiunge a quella provocata dalla guerra in Ucraina.
Il 28 luglio si è celebrato l’Overshoot Day, il giorno del debito ecologico, quello che indica che abbiamo finito le risorse naturali disponibili se vogliamo avere un futuro, dopo il quale entriamo in un debito che stiamo già pagando. L’Italia è tra i Paesi in cui arriva ancora prima: quest’anno il 15 maggio. “La produzione di cibo corrisponde a circa la metà dell’impronta ecologica generale. È un settore dunque sul quale dovremmo assolutamente intervenire per cambiare sia i sistemi di produzione, sia cosa mangiamo. Tra un chilogrammo di ortaggi e uno di carne di manzo, per esempio, c’è una differenza sia di emissioni sia di consumo d’acqua che è nell’ordine di grandezza di 50 volte. Mangiare meno carne e fare coltivazioni che richiedono meno acqua è una strada obbligata.
Riscaldamento globale
Biodiversità a rischio per anni con le temperature in aumento
di Anna Lisa Bonfranceschi
Una delle piante che meriterebbero più attenzione è il mais irriguo, i cui semi finiscono principalmente nell’alimentazione animale. È una coltivazione che non possiamo più permetterci. Ci sono altri modi per coltivarlo, con rese più basse. Potremmo anche cambiare quello che stiamo coltivando. Dovremmo prendere esempio da quello che è successo con il vino. Dagli anni 70 a oggi il consumo procapite del vino è diminuito del 70%. Eppure il mercato in questo momento è fiorente. È infatti cambiato il prodotto. Non importa più la quantità ma la qualità, è diventato un simbolo, un punto di aggregazione, un contenitore culturale. E i guadagni sono aumentati. Chi ostacola questi meccanismi lo fa per salvaguardare il mercato, non rendendosi conto che cambiando le regole diventerebbe molto più ricco, Se si adottasse lo stesso criterio per la carne, ne mangeremmo meno e di più alta qualità, ne godremmo di più, ne guadagneremmo in salute e il risultato sarebbe migliore. L’esempio del vino spiega anche che la sostenibilità ambientale funziona e diventa anche economica. In questo modo i produttori si sono tutelati e sono andati incontro a scelte diverse dei consumatori. La stessa cosa non sta però accadendo per la carne e se si dovesse verificare un cambiamento di direzione deciso, la cui tendenza è già in atto, gli allevatori si troverebbero in difficoltà “, spiega Bastianoni.
Cosa fare dunque? Per affrontare il problema bisognerebbe anche cambiare le tecniche agricole, usare meno fertilizzanti e meno macchine, differenziando e consociando. “Una azienda umbra alleva le oche nel vigneto, perché fertilizzano e tagliano l’erba. E in questo modo ha due prodotti invece che uno solo. Altri coltivano asparagi e allevano polli sotto agli olivi. Ma gli esempi sono moltissimi. Alcuni si sono costruiti dei bacini acquiferi e non hanno avuto problemi anche in questa stagione. La captazione dell’acqua di pioggia si faceva sempre in passato. Poi questa pratica si è persa proprio nel momento in cui sarebbe indispensabile. Anche i consorzi irrigui dovrebbero cambiare le loro pratiche e rallentare e riutilizzare l’acqua il più possibile”.
Purtroppo le iniziative individuali sono importanti ma non sono sufficienti. “La politica tratta le scadenze climatiche come se si trattasse della bolletta della luce. Aspetti l’ultimo giorno per pagarla. Noi però non possiamo arrivare al 31 dicembre 2049 perché scopriremmo che è ormai troppo tardi. I conti e le infrastrutture vanno pianificate in anticipo e devono portare in una direzione ben precisa. Già il 2030 è tardi e ogni anno perso è un anno che va a peggiorare la situazione. Credo dunque che la siccità non sia un fenomeno naturale, ma ci ci sia un responsabilità precisa di chi non ha fatto nulla per evitarla. È una responsabilità anche morale. Questi argomenti purtroppo sono fuori dall’agenda dei partiti persino in tempi di elezioni e il governo non va nella direzione in cui dovrebbe andare. Man mano che procediamo, però, stiamo peggiorando. Anche se ci saranno oscillazioni che ci fanno tirare il fiato, la tendenza è purtroppo delineata”, conclude Bastianoni.