Abita in Scozia da più di vent’anni, ma è originaria di Pomigliano d’Arco, ai margini di Napoli. La storia di Sabrina Malpede, laureata in ingegneria aerospaziale alla Federico II nel 1997, somiglia di fondo a quella di tanti altri che hanno cercato fortuna fuori dall’Italia. La sua però ha una particolarità: Malpede è stata appena premiata agli European Institute of Innovation and Technology (Eit) Awards del 2022 come una delle migliori fra gli imprenditori e le imprenditrici europee. Merito delle sue pale eoliche, fabbricate dalla Act Blade, che arrivano ad essere anche un terzo più leggere di quelle tradizionali. La startup ha già prodotto alcuni prototipi in Gran Bretagna, ce ne sono cinque in funzione a Glasgow, ma comincerà a giocare sul serio il prossimo anno. Lo farà per altro dall’Italia, spostando le operazioni a Brindisi.

“Dall’esterno sono identiche a quelle che conosciamo tutti”, racconta lei da Edimburgo. “Ma a parità di lunghezza sono fino al 32 per cento meno pesanti. Significa che si possono impiegare pale più lunghe che producono più energia. E’ infatti il diametro spazzato dal rotore che fa la differenza in questo campo”.

I prototipi Act Blade di Glasgow
I prototipi Act Blade di Glasgow 

I tre fondatori della startup, oltre a Sabrina Malpede c’è Alessandro Rosiello e Donald MacVicar, non sono dei ventenni e quel che fanno non si improvvisa dall’oggi al domani. Rosiello è un economista, MacVicar un ingegnere informatico e hanno alle spalle un’azienda in salute, la Smar Azure, punto di riferimento nei software per la progettazione di vele e alberi per le barche di alto livello con 200 clienti sparsi in 30 Paesi e un milione di fatturato. Ecco perché le pale di Act Blade sono fortemente imparentate con la tecnologia nautica.

Sabrina era ricercatrice all’Imperial College quando ha partecipato ad un corso in Silicon Valley sull’imprenditoria. Ha poi vinto un concorso in Scozia dedicato alle nuove aziende assieme ai suoi attuali soci, ottenendo un finanziamento da 100mila sterline a patto di stabilire la sede della startup in Scozia e di tenerla lì per almeno cinque anni. Nacque così Smar Azure nel 2001. Con la crisi finanziaria del 2008 il settore velico ha però incontrato forti difficoltà e i tre si sono decisi a guardarsi intorno per individuare altre strade da percorrere. Hanno scelto quattro campi differenti e dato vita ad altrettante società. Due si sono rivelati binari morti, una terza deve ancora partire, Act Blade invece promette bene stando ai premi ricevuti. Ha come mercato di riferimento quello delle pale eoliche: 18 miliardi di euro l’anno con tassi di crescita a doppia cifra. E aumenterà sempre più considerando che il livello di energia prodotta in questa maniera è molto inferiore alla richiesta.

La cooperativa

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Le pale di Malpede e compagni di fatto somigliano ad albero velico, a differenza delle tradizionali che sono dei blocchi di fibra di vetro. Per realizzarle queste ultime si usano stampi enormi e c’è la verniciatura. Un processo lungo. La Act Blade è invece modulare, ricoperta di tessuto bianco che non ha bisogno di esser dipinto. Vengono usati infatti materiali compositi e come rivestimento esterno tela. Per costruirle servono spazi più ridotti.

“Sto cercando di tornare in Italia. Il Regno Unito è ormai è fuori dall’Unione Europea e non possiamo produrre qui, dovremmo pagare troppi dazi”, continua Sabrina Malpede. “Abbiamo presentato una domanda per il bando sull’eolico e stiamo dialogando con Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, ndr). Se tutto va bene, se superiamo l’ostacolo burocratico, pensiamo di aprire la sede nel porto di Brindisi. Le imprese moderne di pale sono sempre presso i porti perché hanno le infrastrutture adatte e per la maggiore semplicità delle operazioni dal punto di vista logistico”.

Rinnovabili

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Ci tiene a sottolineare che non si tratta di una scelta emotiva. I tre della Act Blade hanno preso in esame altri quattro Paesi e l’Italia è stata scelta perché è in una posizione strategica anche per i mercati mediorientali e africani. Di qui la Puglia, che ha due porti con buone infrastrutture oggi sotto sfruttate e, come regione, è all’avanguardia nell’eolico. “Studiamo molto prima di fare un passo ed è per questo che siamo arrivati fin qui”, conclude l’imprenditrice italiana. Al punto da riuscire a realizzare una tipologia di pala eolica leggera come la General Motors sta tentando di fare, invano, da anni.