La Fondazione Patrimonio Ca’ Granda fa rivivere e conoscere al pubblico un territorio lombardo con una storia unica: quello delle antiche terre dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Un patrimonio di tutti, che va dal Ticino all’Adda, frutto di sei secoli di donazioni, da scoprire grazie a itinerari agresti ancora poco conosciuti, esperienze enogastronomiche, spesa in cascina e un ricco e variegato calendario di eventi all’aria aperta. Per valorizzare questo tesoro di natura e cultura è recentemente nata l’Oasi Ca’ Granda ) Le sue origini ci portano lontano. Il nome deriva infatti da quello dell’antico Ospedale Maggiore di Milano, l’attuale Policlinico, fondato nel 1456 e chiamato affettuosamente “Ca’ Granda” perché accoglieva e curava tutti, in particolare i più bisognosi. Nel corso dei secoli papi, nobili e borghesi donarono all’ospedale terreni e cascine, da affittare per sostenere le cure gratuite e da coltivare per nutrire pazienti, poveri e orfani.
Un’eredità unica al mondo, con 8.500 ettari di terreno, 100 cascine e diversi edifici religiosi, difesa nei secoli dalla speculazione edilizia e ora valorizzata anche dal punto di vista turistico. Tre le abbazie all’interno dell’oasi. In quella di Mirasole, gioiello del 1200 donato alla Ca’ Granda da Napoleone dopo che l’ospedale aveva curato i soldati francesi, si visitano il chiostro, l’antico frutteto, la chiesetta affrescata, la mostra permanente con le reliquie di San Carlo Borromeo e Sant’Ambrogio e la bottega solidale con prodotti provenienti da esperienze monastiche italiane. Altrettanto affascinante l’abbazia di Chiaravalle, fondata nel 1135 da San Bernardo, con la bella torre campanaria – conosciuta come Ciribiciaccola – e il complesso di affreschi realizzati tra il Cinquecento e il Settecento da Bernardino Luini e dai fratelli Fiammenghini. Originale l’abbazia di Morimondo, edificata su più livelli in tipico mattone rosso in cotto lombardo nel 1134 da 12 frati cistercensi arrivati dalla Francia che, sfruttando un avvallamento, diedero vita a un raro esempio di edificio di clausura sviluppato in verticale. Poi ci sono i piccoli borghi contadini, come quello della Zelata, nel pavese, con cascina e vecchio mulino descritti della poetessa milanese Antonia Pozzi, che negli anni ’30 trascorse qui molte estati, ospite della casa dei nonni. Da vedere anche l’incantevole borgo di Fallavecchia, vicino a Morimondo, e il piccolo centro agricolo Ronchetto delle Rane, alle porte di Milano, un tempo abitato esclusivamente dai lavoratori della cascina. Nell’Oasi Ca’ Granda non mancano neppure le cascine, in alcune delle quali è ancora possibile acquistare prodotti agricoli. Tra le più interessanti la grande e ancora attiva cascina Fornace, il cui nome deriva dall’essere stata una fornace per la produzione di tegole e mattoni da destinare alla costruzione o all’ampliamento delle proprietà della Ca’ Granda.
La non lontana Cascina Morona fu donata nel 1681 da Giulio Cesare Secco d’Aragona alla Ca’ Granda, mentre le tre cascine Cerine, risalenti alla fine del XV secolo, si trovano sui resti di un’antica strada romana, all’epoca conosciuta come “Strada dei mercanti”. Il curioso Fosson Morto è invece un fossato scavato nei pressi di Morimondo per proteggere Milano dalle incursioni del Barbarossa, a differenza della vicina roggia Rabica creata dai monaci cistercensi per irrigare la campagna. Quattro gli itinerari a piedi o in bicicletta proposti dall’Oasi Ca’ Granda a chi desidera immergersi nella natura e scoprire le bellezze incontaminate di questo angolo rurale di Lombardia. Lungo il cammino sono ben 13 le cascine dove fare acquisti e, in alcuni casi, come nel caso delle cascine Caremma, Lasso, Selva e Orsine, fermarsi a mangiare. Il località Gerre, a Castiglione d’Adda, c’è infine una Stazione di Ambientamento delle Cicogne Bianche, che porta avanti un importante progetto di reinserimento in natura di questo uccello maestoso che rischiava di scomparire dalla pianura padana.