Un piccolo tasto, quello con il simbolo del “gelo” sopra, capace di creare grandi divisioni nel mondo. Quest’estate il tema della disuguaglianza termica è diventato improvvisamente centrale per via delle Olimpiadi: a Parigi la scelta di un villaggio olimpico senza condizionatori, dove solo le federazioni più ricche potevano pagare per dotare di impianti refrigeranti le stanze degli atleti, ha mostrato tutta la fragilità di un sistema che puntava a migliorare l’impatto ambientale, con l’effetto però non secondario di allargare le disuguaglianze sociali (e sportive). Proprio l’accesso all’aria condizionata, soprattutto in Paesi come l’India e il sud-est asiatico dove le temperature hanno più volte raggiunto i 50 gradi questa estate, è un fattore che nei prossimi anni è destinato a dividere sempre di più il Pianeta fra ricchi e poveri.

A certificare come da qui al 2050 ci sarà una impennata di utilizzo di condizionatori è un nuovo studio del Cmcc (Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici che ha sede in Italia) appena pubblicato su Nature. Questo aumento però non sarà a beneficio di tutti: sia in termini di reale raffreddamento, sia di conto delle emissioni e impatto climatico, sarà solo a vantaggio di pochi e a svantaggio dei più. Il nuovo report sulle “Disuguaglianze nell’uso globale dell’energia di raffreddamento residenziale al 2050” spiega infatti come la quota di famiglie che utilizzerà aria condizionata per affrontare le ondate di calore potrebbe aumentare dal 27% al 41% a seconda dei vari scenari climatici e socio economici. Questo implicherà “un raddoppio del consumo di elettricità per il raffreddamento residenziale e da 590 a 1.365 milioni di tonnellate in più di anidride carbonica equivalente emessa” però – ed è questo uno dei punti focali della ricerca – ciò non significa che l’accesso ai sistemi refrigeranti sarà uguale per tutti.

Come noto le previsioni degli scienziati sono quelle di un mondo che nei prossimi anni – e lo dimostrano anche i dati del 2024 – continuerà a surriscaldarsi: per questo alla scorsa COP di Dubai, la grande Conferenza sul Clima, 64 paesi hanno firmato il Global Cooling Pledge, un patto nel tentativo di contenere l’effetto delle emissioni legate al raffreddamento riducendole del 68% entro il 2050 e nato contemporaneamente per garantire un maggior accesso al raffreddamento sostenibile entro il 2030, passando per esempio per l’efficientamento dei sistemi domestici. Una sfida non semplice dato che l’aumento previsto di “air cooling” rischia di creare sempre più divisioni perché su “scala subnazionale e in assenza di politiche dedicate, la crescita futura della proprietà e dell’utilizzo di aria condizionata sarà distribuita in modo altamente diseguale tra regioni e gruppi di reddito” fanno sapere gli esperti. “Ad esempio – aggiunge il ricercatore del CMCC Giacomo Falchetta – mostriamo che nelle regioni altamente esposte, come l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana, entro il 2050, l’aria condizionata sarà ampiamente disponibile solo per le persone appartenenti ai gruppi di reddito più elevati, mentre la stragrande maggioranza delle famiglie più povere rimarrà senza accesso”.

Allo stesso tempo però i dati raccolti – che sono di pubblico accesso – potrebbero essere utilizzati “per valutazioni più consapevoli della vulnerabilità al calore e dell’impatto, nonché per supportare i decisori” su questioni come “sanità pubblica, pianificazione delle infrastrutture e politica energetica e climatica. La nostra analisi dimostra l’importanza di considerare informazioni più dettagliate se si vogliono affrontare il raffreddamento, la povertà energetica e le disuguaglianze” spiegano dal Cmcc. Fondamentale è per esempio identificare le aree critiche più vulnerabili e i sottogruppi di popolazione che necessitano proprio di azioni per aumentare la capacità di adattamento.Partendo da qui, per un mondo più equo, i ricercatori concludono come sia dunque necessaria la promozione di una pianificazione “più equa di soluzioni di raffreddamento che possono aiutare le persone a far fronte al caldo attraverso sussidi pubblici, donazioni internazionali, pianificazione di edilizia urbana e raffreddamento passivo”.