Può la vacanza in montagna, specie in inverno, essere più sostenibile? Una domanda alla quale stanno cercando di dare risposta esperti, operatori turistici e anche associazioni come il CAI, che nell’ultimo numero del suo periodico “Lo Scarpone” si chiede se siamo alla fine dello sci di massa e quali sono le alternative. In attesa di risposte globali convincenti molte località stanno sviluppando iniziative per accogliere i turisti assicurando la riduzione dell’impatto ambientale, la preservazione di beni e tradizioni culturali e una gestione ecologica. Per garantire questo impegno aderiscono a programmi internazionali capaci di certificare questa loro attenzione alla sostenibilità. Come la Val d’Ega nelle Dolomiti – Patrimonio Mondiale UNESCO che ha ricevuto un riconoscimento internazionale dal Global Sustainable Tourism Council (GSTC), organizzazione senza scopo di lucro che detta gli standard per lo sviluppo sostenibile nel settore del turismo, e la certificazione di Green Destinations.
Merito delle iniziative messe in atto sul tema dell’energia verde e all’interno del Patto per la neutralità climatica, che consentono l’azzeramento o la riduzione delle emissioni di CO2 e il risparmio del consumo di olio combustibile. E che portano alla diminuzione della plastica e al potenziamento del trasporto pubblico. Il comprensorio sciistico aderisce infatti al Patto per la Neutralità Climatica 2025, con rilevamento annuo di un’impronta di CO2 che deve essere ridotta o compensata, ottimizzando costantemente le misure per il risparmio energetico nell’ambito dell’innevamento e della preparazione delle piste, adottando un approccio green all’organizzazione degli eventi, promuovendo la raccolta differenziata e combattendo gli sprechi alimentari. Con misurazioni del manto nevoso e tracciamento Gps, si è riusciti a ridurre di un’ora il tempo di preparazione serale delle piste da parte dei gatti delle nevi, con una riduzione dei consumi di carburante di quasi 25%, mentre l’innevamento artificiale delle piste avviene solo quando le notti sono particolarmente fredde, in modo da garantire il minor uso di acqua ed energia possibile. E per fare conoscere ai turisti questo impegno sono previste le visite guidate settimanali “Design meets Eco” al Rifugio Oberholz a Obereggen, che prevede un tuffo nell’universo dell’integrazione tra stile, cucina panoramica e rispetto per la natura, una full immersion in un complesso riscaldato con energia geotermica che accoglie chi arriva con una facciata esterna interamente realizzata in tavole di larice e un interno pervaso dal profumo del legno di abete.
Nella vicina Carezza si può invece partecipare ai tour “Sciare sostenibile, come funziona?” guidati dal pioniere della neve artificiale, Georg Eisath, che 40 anni fa ha costruito i primi cannoni da neve dell’Alto Adige. Si scia fino alla stazione di pompaggio dei bacini artificiali per saperne di più sull’innevamento ad alta efficienza energetica e sull’innovativa preparazione delle piste e per conoscere ulteriori misure e progetti sui vari temi della sostenibilità nell’impresa. Carezza è anche fondatrice, insieme alla svizzera Arosa, del progetto di tutela “Zone sciistiche climatiche alpine”, dedicato al risparmio di energia ed acqua, con un programma pilota per il risparmio energetico e la produzione di energia rinnovabile. Tra le misure prese la più particolare è l’installazione di speciali tappeti energetici tra la seggiovia Paolina e la cabinovia Hubertus: degli speciali tapis roulant che, oltre a rendere più agevoli gli spostamenti degli sciatori, riescono a recuperare energia dai passi degli utenti; l’energia viene poi trasferita alla cabinovia, che la sfrutta per portare in quota gli stessi utenti.
Spostandoci sul versante occidentale delle Alpi, nei pressi del gruppo del Monviso, incontriamo il borgo di Crissolo appena entrato nella rete transfrontaliera dei Villaggi degli Alpinisti (Bergsteigerdörfer), nata sotto l’egida della Convenzione delle Alpi. Il paese si trova in provincia di Cuneo, è il più elevato della Valle Po (1333 metri) e nel territorio comunale sono comprese la vetta del Monviso, la cui salita compiuta da Quintino Sella diede i natali al CAI, e la sorgente del più importante fiume italiano, il Po. I Villaggi degli Alpinisti ( una quarantina tra Austria, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera) sono immersi in una natura incontaminata, sono privi di strutture impattanti e sono caratterizzati dal permanere di tradizioni mantenute vive dalla popolazione. Il tutto per suggerire al visitatore, che trova itinerari per scialpinisti, ciaspolatori e per fondisti, un approccio rispettoso dell’ambiente. E da Crissolo partono le passeggiate musicali e altre iniziative di Montagnaterapia.
Nelle Alpi svizzere c’è invece il Vallese, che invita gli ospiti a lasciare a casa l’auto e raggiungere le stazioni sciistiche con i mezzi pubblici. Da Milano Centrale in 2 ore e mezza si è sulle piste da sci: il treno è più veloce dell’automobile. E in molti casi le destinazioni sono proprio chiuse al traffico motorizzato. Ad esempio, i paesi di Bettmeralp e Riederalp sono accessibili solo in funivia. A Saas-Fee le auto devono essere parcheggiate all’ingresso del villaggio, mentre a Zermatt il parcheggio si trova nel villaggio di Täsch e da qui bisogna proseguire in treno. Una scelta che ha evidenti vantaggi: aria pura di montagna, nessun rumore del traffico, maggiore sicurezza e strade tranquille. Qui il consumo energetico e di acqua dei moderni cannoni da neve è particolarmente basso e grazie a un progetto dell’HES-SO Valais-Wallis si pensa di poter produrre energia elettrica da una centrale ad accumulo di pompaggio, con l’installazione di microturbine tra il bacino e il cannone da neve. E molte strutture ricettive hanno adottato un sistema di approvvigionamento energetico simile a quello presente nei rifugi di montagna, con un’autosufficienza energetica che copre con il fotovoltaico almeno l’85% del proprio fabbisogno. Iniziative che dimostrano che anche la vacanza sulla neve può essere più sostenibile.