Alla scoperta delle dolcezza dei Colli Berici, territorio collinare che si estende nel mezzo della pianura veneta, a sud della città di Vicenza. Per visitarli seguiamo, almeno in parte, in bicicletta o più comodamente in automobile, l’itinerario tracciato da L’Artica, affascinante ciclostorica che ogni anno li attraversa in pieno inverno. Il nostro viaggio parte da Lonigo, città del vino raccolta attorno all’antico maniero costruito dopo le invasioni degli Ungari e ampliato sotto il dominio scaligero, del quale oggi rimangono il mastio, alto circa 33 metri davanti al Duomo, e la torre delle Carceri, sita dietro la chiesa del Santissimo Redentore eretta tra il 1877 e il 1895 in stile neoromanico per supplicare la salvezza dal colera. Passeggiando nelle vie del centro storico si ammirano il cinquecentesco Palazzo Pisani, oggi sede di uffici comunali, e l’ottocentesco Teatro Comunale intitolato a Giuseppe Verdi, progettato dall’architetto Giovanni Carraro con la sala a ferro di cavallo, i palchetti e il soffitto affrescato. Sul colle che domina la cittadina, dove sorgeva un antica fortificazione, si incontra la Rocca Pisana, eretta nel 1576 dalla famiglia Pisani per sfuggire alla pestilenza scoppiata in quell’anno a Venezia.
La villa, progettata da Vincenzo Scamozzi seguendo lo stile palladiano, è un bel edificio a pianta centrale, con una cupola avente alla sommità una apertura circolare , ben integrata nel dolce paesaggio collinare circostante. Alla periferia di Lovigo, sulla strada verso la Rocca Pisana, si incontra il complesso di Villa San Fermo che comprende la cavallerizza, il teatro, la chiesa, un grande parco e la villa. Le sue origini risalgono al X secolo, quando un gruppo di monaci di Polirone, in provincia di Mantova, si insediò nel luogo, edificando un’abbazia e la chiesa di San Fermo e Rustico; il complesso fu trasformato in villa nell’Ottocento sotto il dominio dei principi Giovannelli che desideravano uno spazio adeguato a celebrare la loro potenza economica. Proseguendo il viaggio in direzione di Bagnolo di Lonigo, si arriva alla Villa Pisani Bonetti, costruita da Andrea Palladio tra il 1544 e il 1545, sulle rovine di una fortezza distrutta da Ezzelino III da Romano nel 1236. Oggi la villa è sede di mostre temporanee mentre la barchessa ( antico edificio di servizio) ospita un albergo e un’osteria. Il viaggio prosegue in leggera salita fino ad Alonte, piccolo centro abitato racchiuso in una valle circondata da due colline.
A testimonianza della sua importanza in epoca rinascimentale, quando per la sua posizione Alonte veniva scelto come luogo di villeggiatura dai nobili veneziani, rimane la quattrocentesca Villa Trevisan, con il suo loggiato in stile gotico. Di qui si prosegue verso il territorio di Sarego, con le sue grotte raggiungibili a piedi percorrendo l’apposito sentiero, l’affascinante monte della Nebbia e diverse ville tra le quali Villa Arnaldi, progettata da Andrea Palladio nel 1547 e rimasta incompiuta; l’imponente villa Da Porto detta “la Favorita”, realizzata nel Settecento, e Villa Trissino, commissionata al Palladio dai fratelli Francesco e Ludovico Trissino, figure di primo piano dell’aristocrazia vicentina, e mai completata a causa dell’interruzione dei lavori nel 1562 seguita alla morte di uno dei due fratelli. Il nostro viaggio nel territorio dei colli Berici passa quindi da Grancona, frazione del comune sparso di Val Liona dove si visita il Museo della civiltà contadina. Qui si conservano migliaia di reperti e utensili di lavoro, ricostruzioni di ambienti familiari e di botteghe artigiane, macchinari vari anche di grandi dimensioni, trebbie e falciatrici, trattori e macchine a vapore di tutto il Novecento. Interessante la sezione dedicata alla bachicoltura, un tempo importante risorsa economica per la regione. Nella vicina Pederiva si visita il quattrocentesco mulino Tessari, con le sue due macine utilizzate per macinare il frumento e il granoturco. Il viaggio si conclude quindi sulle rive del lago di Fimon, da ammirare camminando o pedalando lungo la stradina sterrata chiusa al traffico che lo costeggia, da percorrere in un paio d’ore per gustare le luci, i colori, le canne palustri e l’erba dei campi di quello che è certamente uno degli scorci più belli dei monti Berici, in tutte le stagioni.