Facevano la classica “cresta” sui biglietti d’ingresso alla Basilica di San Marco. Sei addetti del monumento-icona della perla lagunare sono stati scoperti e immediatamente licenziati dalla Procuratoria, l’istituto che esiste dai tempi della Repubblica, e che le è sopravvissuto e tuttora si occupa della gestione della struttura per conto del Patriarcato.

In questa estate di scontrini gonfiati dai ogni possibile balzello inventato ad hoc dall’esercente di turno, non poteva forse mancare la forma di inganno più antica – tra quelle perpetrabili ai danni dei turisti, fisiologicamente poco informati e poco inclini a colmare la lacuna ogni qualvolta si trovano in trasferta, disposti a qualche sacrificio – ed esborso – extra pur di godere appieno della vacanza e delle scoperte che offre.

Il meccanismo era semplice: i sei, tutti addetti alla biglietteria, facevano pagare l’ingresso, pari a 3 euro per il solo accesso in chiesa, anche a chi aveva diritto all’esenzione, come gli accompagnatori di disabili e minori. A cadere nel tranello sono stati in moltissimi, nonostante le esenzioni siano ben evidenziate sia sul sito della basilica dedicata all’evangelista Marco che davanti alla biglietteria.

Il gruppetto si sarebbe intascato cifre non altissime prese singolarmente ma da rapportare all’altissimo flusso di turisti che arrivano da tutto il mondo proprio per camminare sui mosaici dorati e sotto le volte della basilica bizantina simbolo della città. Ma alla fine, i numeri non quadravano, e il giochetto è stato scoperto.

“Questa vicenda l’abbiamo affidata a chi di dovere e sono fiducioso che verrà fatta piena luce sull’accaduto” commento il Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin nel dirsi “dispiaciuto” per l’accaduto. Rispetto ai sei lavoratori, una nota della Procuratoria rileva che i licenziamenti sono scattati “a seguito di rigorose indagini interne e nel rispetto delle procedure di contraddittorio previste dal diritto del lavoro, sono stati accertati fatti che hanno determinato il venir meno dell’indispensabile rapporto di fiducia con i diretti interessati”.

Ai turisti è stato assicurato che gli organizzatori “continueranno ad agire col massimo rigore e trasparenza per garantire che tutti i contributi dei visitatori siano destinati al funzionamento e salvaguardia della Basilica Cattedrale di San Marco”.

Solo nel 2022 la Procuratoria, che si occupa dal 1931 della gestione e della tutela dell’area monumentale, ha staccato biglietti per quasi 2 milioni di euro e mezzo per la visita della chiesa, del campanile e del museo. La stagione 2023 aveva rappresentato poi per la basilica una vera e propria rivoluzione copernicana con l’introduzione, dopo tante sperimentazioni, dell’ingresso a pagamento e del meccanismo di prenotazione saltacode.

L’ultimo bilancio della Procuratoria è stato approvato con un attivo di 116.761 euro destinato alla copertura dei disavanzi delle gestioni precedenti e per contribuire, in minima parte, alle continue opere di manutenzione di cui necessita soprattutto la basilica. Un’azione di salvaguardia che costa 10 milioni l’anno per ‘ricucire’ i danni disastrosi dell’acqua alta di 187 centimetri che sfregiò l’edificio il 12 novembre 2019 e quelli del sale che si deposita annualmente sui marmi ad ogni acqua alta media, quindi non ‘protetta’ dalle dighe del Mose. Opere per 3,3 milioni di euro complessivi sono state avviate dalla Soprintendenza archeologica di Venezia, nell’ambito di un piano triennale voluto dal Ministero, che proteggeranno la piazza, uno dei luoghi più bassi della città, dalla rovinosa invadenza dell’acqua.