“È l’ennesimo progetto che fa di Venezia soltanto una vetrina, o un parco divertimenti per adulti. Non c’è una visione del futuro della città, si continua ad alimentare soltanto l’overtourism”. Il giudizio di Lidia Fersuoch, vicepresidente della sezione cittadina di Italia Nostra, sul protocollo in via di firma tra il Comune, il ministero della Difesa e quello dei Beni culturali per trasferire una parte dell’Arsenale alla marina Militare e alla Biennale, è senza appello. Mercoledì, durante un’assemblea pubblica, il Forum Futuro Arsenale, del quale fanno parte con Italia Nostra numerose associazioni impegnate a promuovere un recupero dell’area che la restituisca ai cittadini, hanno annunciato una manifestazione per domenica 6 febbraio alle 11, davanti all’ingresso monumentale dell’Arsenale.

Il protocollo e l’area dell’Arsenale

Il Comune di Venezia (che al momento della redazione dell’articolo non ha risposto alla richiesta di commenti) è diventato proprietario dell’area su cui sorge lo storico complesso di cantieri navali e officine nel 2013. Sul sito del Comune si legge che “L’Arsenale interessa un’area che, nel suo insieme (48 ettari), rappresenta uno straordinario potenziale per lo sviluppo economico e sociale della città e dell’area metropolitana di Venezia”. E ancora che “con l’acquisizione della proprietà (…)  il Comune di Venezia si è impegnato a recuperare e rilanciare il compendio dell’Arsenale sotto il profilo architettonico, urbanistico e funzionale, nel rispetto dei suoi valori storici, artistici, ambientali e sociali sviluppando un programma unitario di rigenerazione di tutta l’area”.

Già dal 1999 una parte dell’Arsenale è in gestione alla Biennale per le mostre d’arte, una parte è di pertinenza del ministero della Difesa. Ora, come riporta sempre il sito del Comune, la Giunta comunale “ha dato il via libera alla delibera di Consiglio comunale con la quale si procederà, una volta sottoscritto il Protocollo d’intesa tra il Comune di Venezia, il ministero della Cultura e quello della Difesa, al progetto integrato di valorizzazione funzionale dell’Arsenale di Venezia” per “una importante e complessiva operazione volta alla sua valorizzazione e riqualificazione”.

A questa cessione si oppone il Forum, per il quale “il protocollo è l’ultimo e conclusivo atto di un processo di abbandono. Il Comune retrocede alla Marina Militare e alla Biennale importanti spazi di sua proprietà, rinuncia a qualsiasi progetto di trasformazione dell’Arsenale, che è patrimonio inalienabile dei veneziani”.

La posizione della Biennale.

All’incontro di mercoledì pomeriggio ha partecipato il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, che ha illustrato il progetto di recupero finanziato in parte dal Mibac e in parte dai fondi del Pnrr. Secondo quanto riporta Vera Mantengoli su La Nuova Venezia di giovedì 3 febbraio, alle accuse del Forum che si impedirebbe ulteriormente ai veneziani la fruizione di una vasta area della città, Cicutto ha risposto: “Certo, la Biennale con questo progetto ha dei vantaggi, ma li restituisce anche alla città, che avrebbe un centro sempre aperto e vivo per tutto l’anno. Con questi conti non sarà solo uno slogan dire che la cultura può contribuire allo sviluppo economico”.

La posizione delle associazioni

“Stiamo parlando di un’area enorme – osserva Lidia Fuorsach di Italia Nostra – basti pensare che l’Arsenale con i suoi 48 ettari è più grande della Città del Vaticano, che ne ha 44. Ecco, buona parte di questi sono già inaccessibili se non si paga un biglietto per la Biennale o non si va in un ufficio della Marina. E le cose peggioreranno”. Il Forum Futuro Arsenale ha presentato un progetto alternativo a quello della Biennale, “ma – afferma il presidente dell’associazione, Luigi Fozzati – il Comune non lo ha considerato, insieme a molti altri inviati dietro invito”.

“Il nostro progetto – aggiunge Fozzati –  è fatto dalla cittadinanza per la cittadinanza, il progetto della Biennale sono due parole, sono chiacchiere”. Il documento del Forum prevede anche la destinazione di un’area alla cantieristica ma insiste soprattutto su “una gerarchia di valori in cui l’interesse commerciale o turistico, pur valido supporto, sia considerato non come un fine, ma come un mezzo per raggiungere un traguardo superiore: preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio”.

Il progetto del Forum è disponibile anche in inglese e Fozzati riferisce di un interesse che travalica i confini di Venezia “Ci aspettiamo una partecipazione ampia al presidio di domenica – dice il presidente, c’è stato un ampio ventaglio di adesioni alla nostra iniziativa da tutta Italia. L’Arsenale è il cuore di Venezia, non è un posto qualunque, è il motore di quel che la città è potuta diventare. Il progetto del protocollo cancella un elemento fondamentale di Venezia, il mare e il Mediterraneo, ne fa una città della Padania e non del Mediterraneo. Nelle nostre prossime iniziative presenteremo anche i progetti di recupero degli arsenali di altre città, come Barcellona o Palermo, che non a caso hanno fatto dell’apertura verso il mare il fulcro del recupero”.