Calle del Fumo, nel sestiere di Cannaregio, è una stretta viuzza, il sole ci batte poco, e percorrendola tutta si arriva a Fondamenta Nove, dopo aver passato Calle dei Buranelli. Qui, a pochi passi da Ramo del Fico, c’è il laboratorio di Gianni Basso e suo figlio Stefano, dove si stampa a mano come ai tempi di Gutenberg. Una bottega artigianale dove l’odore di inchiostro, piombo e legno si diffonde tra cassettiere di caratteri, forme, macchine tipografiche e antichi torchi da stampa. Basso ha imparato il mestiere nel monastero mechitarista di San Lazzaro degli Armeni, tra caratteri mobili, inchiostri rosso veneziano e carte di produzione italiana, per stampare prodotti unici tra biglietti da visita, ex libris e articoli da scrittura. È conosciuto come “Il Gutenberg veneziano” e la sua stamperia negli anni ha accolto clienti e semplici curiosi da ogni parte del mondo, tra cui anche il premio Nobel Iosif Brodskij. Una storia, la sua, che riassume bene il valore che l’artigianato riveste a Venezia: una forma di arte e di resistenza, contro l’orda di negozietti turistici che hanno invaso la città o contro i problemi legati alla crisi, non ultima quella energetica che ha messo in ginocchio le vetrerie di Murano a seguito dell’impennata nel costo del gas.
Saperi inscritti nel Dna di una città, spesso messi in atto con strumenti antichi, come nel caso della Tessitura Luigi Bevilacqua, fondata nel 1875, e oggi a tutti gli effetti la più antica d’Europa in attività: basta fare tappa alla sede sul Canal Grande per restare a bocca aperta davanti a orditoi e telai settecenteschi appartenuti alla Scuola della Seta della Serenissima, sui quali si lavora ancora a mano e lentamente (solo poche decine di centimetri al giorno) il velluto soprarizzo tipicamente veneziano.
Sono tante le storie veneziane come quella di Gianni Basso, e molte di queste sono raccontate nella Guida di Repubblica “Venezia Maxima”, diretta da Giuseppe Cerasa, in edicola dal 30 novembre: un volume di oltre 500 pagine che omaggia la Serenissima attraverso i luoghi e le persone che popolano i suoi sestieri e la laguna, ma anche personaggi della cultura, del cinema, dell’arte, del teatro, da Paolo Sorrentino a Philip Starck, da Natalie Portman a Penelope Cruz.
Vetro, merletti, cartapesta, ma anche mosaici, tessuti, forcole e remi in legno, foglie d’oro, caratteri mobili diventano così gli elementi di una grammatica antichissima e allo stesso tempo attuale nel plasmare il racconto di una città meravigliosa e indecifrabile, anfibia e alata, sospesa tra un fortissimo senso di appartenenza e le insidie di un turismo mordi e fuggi.
L’artigianato è un sapere manuale che ancora si trasmette in famiglia, come nel caso di Gianni Basso ma anche di Elisabetta Mason, tra le pochissime a conoscere l’arte della doratura, appresa da suo padre Luciano, erede di una tradizione che affonda le sue radici nell’antica arte degli “indoradóri'” che lavoravano delicate foglie d’oro zecchino opportunamente trattate. Nel suo laboratorio nel sestiere di Santa Croce, Elisabetta dona nuova vita a cornici, sculture, decorazioni ed intagli, attraverso le tradizionali tecniche di doratura “a missione” e “a guazzo” ma restituisce anche l’antico splendore alle componenti delle gondole veneziane, con la doratura “a mordente” che tiene conto degli effetti dell’acqua e della salsedine sulle superfici.
E, a proposito di gondole, guai a pensare che uno dei simboli veneziani venga costruito da una sola persona: è un processo affascinante e lungo, che vede il lavoro di artigiani differenti, riuniti nell’associazione El Felze tra squerarióli che si occupano della struttura in legno, fondidóri che creano i cavalli e gli altri ornamenti metallici, gli intagiadóri che intagliano le sovrastrutture scolpibili e poi tapessièri (tappezzieri), fravi forgiatori dei ferri da prua e altri acciai, remèr che costruiscono i remi e le forcole dove si posano.
Tra questi, ad esempio, c’è la bottega in Calle Corte Rota, nel sestiere Castello che Paolo Brandolisio ha ereditato dal maestro Giuseppe Carli, tra i primi a rendere forcole e remi vere e proprie opere di design, esposte al Moma di New York. Ma anche il laboratorio di Saverio Pastor, sulla Fondamenta Soranzo, vicino al Museo Guggenheim, le cui forcole sono amate anche da Frank Gehry.
Aristide Najean
Artista pittore e scultore francese ha appreso l’arte del vetro presso i più grandi maestri vetrai a Murano. La fornace dove prepara i suoi lavori, è conosciuta come “La Cattedrale”: una imponente struttura tra alte mura in mattoni e vecchie travi di quercia, dove prendono vita vere e proprie installazioni luminose, originali opere d’arte create con il vetro, fondendo pittura e scultura. Le sue opere fanno parte di alberghi di lusso come The Dorchester a Londra, Le Royal Monceau a Parigi e la Palazzina G a Venezia, ma anche di collezioni private.
Calle di Odoardo n°10, Murano
Romuald Mesdagh ed Alessandra di Gennaro
Hanno appreso l’arte del mosaico alla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilinbergo, crocevia tra Oriente e Occidente. La loro bottega è un colorato susseguirsi di tessere in vetro di Murano e marmo pregiato, ben organizzate all’interno delle librerie dei colori appoggiate alle pareti, ma anche martelline, ceppi, taglioli e colla cementizia, che concorrono alla creazione di mosaici in diversi stile, dal classico al contemporaneo fino al bizantino.
Artefact Mosaic Studio – Castello, 6477/a, Barbaria de le Tole, Venezia
Luigi Bevilacqua Tessuti
Fondata nel 1875, è la più antica tessitura in attività d’Europa. Si lavora a mano con telai e orditoi d’epoca, nel rispetto delle tecniche e dei livelli qualitativi di un tempo per dar vita a tessuti pregiati, velluti, damaschi, broccatelli, rasi, lampassi introvabili altrove.
Luigi Bevilacqua Tessuti, S. Croce 1320, Venezia
Fonderia Valese
L’ultima fonderia rimasta nella Venezia insulare: fondata da Luigi Valese nel 1913, è stata rilevata da Carlo Semenzato che oggi continua nel solco della tradizionale lavorazione dell’ottone e del bronzo, attraverso il procedimento “a staffa”, con il metallo liquido incandescente colato negli stampi. Lo showroom si trova San Marco, in Calle Fiubera, mentre la fonderia è Madonna dell’Orto 3535.
Mauro Vianello
Artigiano ed artista del vetro a lume, realizza opere ispirate all’arte dei boemi Blaschka con tecniche esecutive originali, complicate, praticamente uniche, unendo il vetro soffiato al vetro pieno, inventando colori e sperimentando cotture in tempi differenti. Flora e fauna della laguna, anemoni di mare, pesci, conchiglie e meduse iridescenti, prendono vita dalle mani del maestro lumista e dalle trasparenze del vetro.
Mauro Vianello – Artigianato d’Arte, Santa Croce 2251, Venezia
Specchi Barbini
Un’antica famiglia di specchieri che dalla seconda metà del XVI secolo continua a scrivere, con passione e lungimiranza, la storia del vetro di Murano: il laboratorio si trova sull’isola, in Calle dietro gli Orti 7, ed è una fucina di pezzi unici che omaggiano le fantasie barocche della Venezia del ‘700 e del ‘600.
AAV Barbini Srl, Calle dietro gli Orti 7, Murano (VE)
Mario Berta Battiloro
Un tempo, il battiloro era l’artigiano che, battendo l’oro con un grosso martello lo riduceva ad una sottilissima lamina in foglia, da lavorare per pregiati tessuti, ad esempio, o gioielli. Una tradizione che affonda le sue radici nella cultura bizantina e trova piena corrispondenza nell’insegna fondata nel ’69 da Mario Berta e oggi portata avanti dal genero Marino Menegazzo insieme alla sua famiglia. Il materiale è molto delicato, i fogli sono davvero sottili e la lavorazione è lunga e meticolosa, dura circa otto ore, ma il risultato è unico.
Mario Berta Battiloro, Cannaregio 5182, Venezia