Si chiama Earth.fm ed è un po’ la radio della Terra. O, per spiegarla meglio, una specie di Spotify dei suoni del globo. Un grande database di “soundscape”, cioè di paesaggi sonori, da tutto il pianeta. D’altronde ad affiancarsi a uno Spotify naturalistico è la stessa piattaforma nella sua presentazione. Puoi ascoltare i gorilla al Bwindi Impenetrable National Park, in Uganda, così come il canto degli uccelli alla riserva naturale di Sasso Fratino, in Emilia-Romagna, o ancora il suono della pioggia che cade nella foresta di Charlton, a Chichester, in Inghilterra. Tutto navigando su una mappa e cliccando sui segnapunti, ciascuno dei quali riserva una sorpresa all’ascoltatore.

Per ogni suono c’è il nome di chi l’ha caricato, l’habitat naturalistico a cui si riferisce e l’eventuale organizzazione a cui rivolgersi per saperne di più o contribuire a proteggere quell’ecosistema. Parchi nazionali, aree boschive, prati, coste, sponde fluviali: i contesti per imbarcarsi in un viaggio sonoro sono davvero molti. E si può anche costruire una playlist su misura mescolando suoni da ogni parte del mondo.

In realtà la mappa è anche un modo per avvicinare gli utenti a certi argomenti ben più complessi che una serena sessione di ascolto: completano la piattaforma, infatti, una serie di guide e approfondimenti ma anche una spiegazione su cosa siano i “soundscape studies” e quali siano i loro effetti. Tutto muove dall’ecologia acustica legata al lavoro del World Soundscape Project fondato dal compositore ed ecologista canadese Raymond Murray Schafer (scomparso lo scorso anno) fra anni Sessanta e Settanta alla Simon Fraser University, nella Columbia britannica, in Canada. Testo di riferimento è “The Tuning of the World” (in italiano “Il paesaggio sonoro”) nel quale l’attivista, preoccupato per le conseguenze dell’inquinamento acustico, definì l’ecologia come “lo studio della relazione fra organismo viventi e il loro ambiente” e quella acustica, più specificamente, “lo studio dei suoni in relazione alla vita e alla società”.

L’idea è dunque quella di proporre Earth.fm come un database di memorie sonore: più le attività antropiche comportano la distruzione di specifici ecosistemi più, oltre alle specie, anche i suoni e i paesaggi sonori spariranno con loro. E con essi le nostre capacità e competenze per capire davvero il mondo, in particolare per i più piccoli. “Sulla base di prove empiriche e di numerosi studi recenti provenienti da tutto il mondo, l’ascolto di paesaggi sonori naturali (in particolare l’ascolto consapevole) ha un grande impatto positivo sul nostro benessere e potenzialmente sul nostro rispetto per la natura – si legge sul sito – tuttavia, questi paesaggi sonori sono sempre più scarsi poiché noi umani continuiamo a distruggere gli ecosistemi naturali che li producono. È qui che entra in gioco earth.fm: stiamo attivamente aiutando la comunità a uscire più spesso nella natura e a scoprire una connessione più profonda e diretta con le meraviglie che ci circondano, che può portare a un maggiore benessere a livello individuale e collettivo”. La piattaforma si aggiorna ogni tre giorni con nuove esperienze da ogni angolo naturalistico del mondo.