Vienna è celebre per i suoi famosi hotel vintage, meno per quelli moderni. In una città sorta al tempo dell’Antica Roma – era l’avamposto chiamato Vindobona – ciò che le manca è forse la perfetta combinazione di storico e contemporaneo. Una lacuna che verrà colmata in parte dall’imminente apertura (il primo ottobre) dell’Hotel Motto nel centro di Vienna, su una “shopping promenade” pedonale che 2.500 anni fa era stata la via più percorsa per il trasporto delle merci romane. Un repechage di una vecchia gloria da tempo abbandonata. Non a caso la posizione esatta di questo vecchio/nuovo hotel era allora una posta di ristoro per mercanti e soldati, una sorta di stand gastronomico. Fino al 17mo secolo è sempre stato un hotel. L’ultima sua incarnazione fu come luogo di nascita, nel 1827, del compositore Josef Strauss, figlio del celebre Johann Strauss Sr. e fratello di Johann Strauss Jr. (l’autore del “Blue Danube Waltz”, il Danubio Blu): la famiglia Strauss aveva infatti preso residenza in quell’antico hotel/posta per alcuni anni. L’edificio e le sue vicissitudini hanno ispirato il romanziere John Irving quando questi visse a Vienna a scrisse “Hotel New Hampshire”.
L’albergo, che una volta era chiamato “La croce d’oro”, si trasformò nell’Hotel Kummer nel 1872. Esso divenne un punto di aggregazione importante per gli artisti viennesi. Pittori, scultori, scrittori, attori e musicisti si riunivano al Kummer per condividere chiacchiere, caffè, vino, gallette e altre delizie austriache. Un menù risalente a quegli anni presenta brodo di pollo, sogliola con salsa tartare, filetto, carne di cervo con mirtilli rossi, pollo fritto o alla griglia, insalata francese, budino, gelato, frutta, formaggi e pasticcini vari.
Negli ultimi anni questo storico sito, per complesse vicende chiuso e abbandonato, è rimasto vuoto. Entra in scena così Bernd Schlacher, uno degli imprenditori top di Vienna, che aveva riformato l’idea di ciò che un ristorante dovrebbe essere quando aprì il primo del suo Motto Group 25 anni or sono (Schlacher possiede ancora il prestigioso e lussuoso Motto am Fluss e il più casual Café su uno spiazzo davanti al Danube Canal). Possedere un hotel era il suo sogno d’infanzia: “Ho sempre amato gli hotel,” dice Schlacher, “soprattutto da quando il Paramount Hotel aprì a New York ed io pernottai in una stanza così piccola che quando invitai in camera alcuni amici dopo una cena fuori dovettero sedersi sui comodini! La cosa divertente del progetto Hotel Motto è che io avevo vissuto per anni in una casa nelle sue vicinanze; sapevo tutto di quell’edificio ora abbandonato, la sua storia, la sua mistica e la sua aneddotica, ma e’ stato cinque anni fa che l’ho visto con occhi differenti, e ho pensato che poteva essere resuscitato, rinnovato, reinventato.”
E reinvenzione è stata. Con l’aiuto dell’architetto Arkan Zejtinoglu, Schlacher ha restaurato il vecchio hotel. “L’obiettivo era costruire una sorta di ponte tra gli anni 1920 e i 2020” dice l’imprenditore. “Usare materiali pregiati che esistevano allora, come l’ottone per le maniglie delle porte, e applicare l’artigianato austriaco di cent’anni fa ancora valente. Portare tutto cio’ nell’epoca contemporanea e allo stesso supportare gli artigiani austriaci, le piccole imprese, i lavoratori del metallo , i fabbri, i tappezzieri, i falegnami.”
Tuttavia Schlacher non voleva creare un altro tipico “boutique hotel”. Ha invece infuso le storiche stanze con un comfort di stile scandinavo, ha ordinato i prodotti da bagno da un piccolo business familiare imperniato sull’organico, e in cima alla lista delle priorità c’è la sostenibilità e la responsabilita sociale. Schlacher, insieme al marito, finanzia e costruisce orfanotrofi in Sudafrica, da cui la coppia viennese ha adottato due dei loro figli. La pandemia Covid ha ritardato l’apertura del Motto Hotel, ma Schlacher ha sfruttato il tempo per soddisfare la propria ghiottoneria aprendo lo scorso novembre al piano terra un forno & pasticceria tutto con farine ed elementi organici. Le rimanenze del giorno vengono trasformate in una birra che lui chiama “Brewdi”. File socialmente distanziate si formano intorno all’isolato per un posto a “Chez Bernard”, al piano di sopra la pasticceria/birreria (sempre dentro il futuro Motto Hotel), che e’ gia’ diventato uno dei ristoranti piu’ di moda a Vienna e fiore all’occhiello del piccolo impero Motto. “Chez Bernard” servce una cucina fusion viennese e parigina con influenze nord-africane.
Come riuscirà un uomo celebre per la gastronomia ad avere successo anche come hotelier? Lui afferma che si sta preparando da lungo tempo per questo nuovo impegno: “Quando avevo 21 anni lavorai come assistente manager al Trident Hotel & Villas in Giamaica, dove girarono il film ‘Cocktail’ con Tom Cruise ed Elisabeth Shue, e il remake del ‘Signore delle mosche’ con Balthazar Getty. Era alla meta’ degli anni 1980. Era la prima volta che mi capitava di interagire col grande, magico mondo di Hollywood, perche’ erano tutti anche ospiti dell’hotel. Il Trident era IL posto dove andare in quel momento. Nancy Reagan e Michael Jackson furono ospiti, oltre a tante altre celebrita’ del mondo della politica e dello spettacolo.”
Ma alla fine dei conti l’obiettivo principale con l’Hotel Motto di Vienna e’ quello di creare un’atmosfera in linea col suo motto di sempre: “Voglio ospiti di ogni provenienza, economica, sociale, di ogni età, colore, paese. Il mio ‘motto’, al di là della battuta, e’ inclusione e diversità, dal businessman all’artista, dal gay all’etero, dal nero e bianco e tutto ciè che c’è nel mezzo.” I prezzi per stanza sono coerenti col suo modo di pensare: le otto “junior suites” costano tra i 200 e i 300 euro per notte, mentre le 83 stanze costano 150-200 euro, a seconda della stagione. Prezzi accessibili ai più.