L’installazione Dry Days.Tropical Nights dell’artista Agostino Iacurci, da ammirare fino al 23 aprile all’interno della Torre di Largo Treves, a Milano, per il Fuorisalone 2023, riflette su come diventeranno le nostre città a causa del riscaldamento globale, regalando un’immersione tra colorati paesaggi di cactus e palme in chiave pop… Il mondo della progettazione del verde è già sintonizzato su questa lunghezza d’onda e le succulente insieme con altre specie che richiedono poca acqua sono protagoniste in molti concorsi di paesaggismo.
Le abbiamo viste al Festival dei giardini della Costa Azzurra (fino al 5 maggio) e sono “ingredienti” molto attesi dell’imminente Festival Internazionale dei giardini del Castello di Chaumont-sur-Loire, in Francia (dal 25 aprile al 5 novembre), incentrato sul tema della resilienza, e del Radicepura Garden Festival di Giarre (dal 6 maggio al 3 dicembre), focalizzato proprio sulle piante. Balconi e davanzali con ceramiche e contenitori di riciclo colmi di crassule, echinopsis dai grandi fiori e altri piccoli cactus caratterizzano da tempo immemore le nostre regioni costiere, dalla Liguria alla Sicilia, mentre i terrazzi romani e quelli delle grandi città del Nord ospitano succulente resistenti al gelo o nate da rametti raccolti durante le vacanze. Di seguito, il vademecum con tutte le indicazioni per allestire uno di questi esterni a bassa manutenzione e a basse esigenze idriche, a prova di lunghe ferie.
Da dove vengono le nostre piante grasse
Con il termine piante grasse intendiamo sia le succulente, con le foglie carnose, per esempio l’aloe e l’agave, sia le Cactaceae, i cui fusti ingrossati fungono da riserva d’acqua e sono ricoperti di spine per proteggersi dagli animali assetati (come fa il fico d’India). Contrariamente a quanto si creda, le Cactacee non provengono dal continente africano, ma soltanto dai deserti americani, sebbene noi le abbiamo “sparse” in tutto il pianeta. In Africa, tuttavia, ci sono piante succulente come le euforbie che per un processo chiamato “convergenza evolutiva” hanno sviluppato forme simili ai cactus. È importante saperlo perché il “cactus” più diffuso nei nostri giardini al mare, di fatto, non è un cactus, bensì l’euforbia candelabro (Euphorbia ingens), dell’Africa meridionale. Ricordiamocelo perché nel giardinaggio vale il detto “dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei”. Per acquistare piante grasse, dunque, rivolgiamoci ai vivai che vendono esemplari cartellinati con il nome latino, da cui poter risalire all’ambiente e all’altitudine di provenienza per dedurre la resistenza e le esigenze della specie. Per fare un esempio, molti dei piccoli cactus venduti alle fiere provengono da deserti rocciosi dove crescono addossati ai massi per proteggersi dal sole, perciò non amano le posizioni con luce diretta per tutto il giorno.
Come ambientare le piante grasse in balcone
Quelli in vendita nei garden center sono spesso esemplari coltivati in serra, un ambiente protetto in cui hanno perso la resistenza al sole diretto, dunque possono subire scottature se li esponiamo ai raggi dall’oggi al domani. Mettiamoli in balcone solo quando le temperature notturne si stabilizzano sopra i 10°C e facciamoli riabituare gradualmente al pieno sole, dapprima per qualche minuto al giorno e poi progressivamente di più. Mediamente, la maggioranza delle cactacee vivono bene con mezza giornata di sole diretto e molte di esse lo tollerano anche per tutta la giornata. Scegliamo vasi in terracotta, che sono stabili perché controbilanciano il peso delle piante e sono traspiranti, quindi permettono alle radici di asciugarsi bene. Le dimensioni del contenitore devono essere proporzionate a quelle dell’esemplare, senza esagerare perché tanta terra equivale a più umidità intorno alle radici. Per lo stesso motivo, preferiamo i classici vasi conici alle ciotole basse, le quali (per un fenomeno fisico) trattengono di più l’umidità. Se scegliamo di coltivare succulente in piena terra, attenzione ai ristagni: dobbiamo piantarle in aiuole rialzate e posizionare in fondo alla buca di impianto uno strato di cocci e sabbia per far defluire l’acqua in eccesso. I giardini rocciosi, infatti, sono spesso fatti di tante “montagnette”.
Quando e quanto annaffiare i cactus?
Non è vero che i cactus non vadano annaffiati quasi mai! Le piante grasse “mangiano e bevono” regolarmente quando crescono, mentre devono stare a digiuno quando sono a riposo. Ciò significa che le dobbiamo annaffiare da aprile a metà ottobre, bagnando bene la terra per poi farla asciugare completamente prima di irrigare di nuovo (tocchiamola con le dita per capire se è davvero secca). Irrighiamo nelle prime ore del mattino, per dare il tempo alle piante di asciugare prima di sera; versiamo l’acqua direttamente sul terreno oppure nel sottovaso, per evitare che le gocce, a causa dell’effetto lente, macchino le foglie.
Durante i mesi freddi, quando la temperatura scende sotto i 10°C e le piante smettono di crescere, teniamole completamente all’asciutto (fanno eccezione a questa regola i comuni Aeonium, originari delle Canarie, che vegetano in inverno, fioriscono in primavera e riposano in estate: bagniamoli poco da settembre ad aprile e teniamoli a secco nei mesi caldi). In inverno, è normale che le foglie delle piante grasse tenute a secco appaiano un po’ raggrinzite; questo adattamento fa aumentare la concentrazione zuccherina all’interno della pianta e quindi la resistenza al freddo.
Tutto su terra, concime e rinvaso
Le concimazioni seguono la stessa regola delle annaffiature: utilizziamo un fertilizzante liquido per piante grasse da diluire in acqua solo nella bella stagione, una volta ogni quindici giorni, ma attenzione: nutriamo il giorno seguente ad una abbondante bagnatura, in modo che le piante siano ben idratate nel momento in cui ricevono i sali minerali. Utilizziamo un terriccio specifico per piante grasse, leggero e ricco di minerali; per agavi ed esemplari di notevoli dimensioni possiamo preparare da soli questo substrato mescolando terriccio per agrumi, pomice e lapillo vulcanico in parti uguali (in vendita nei consorzi agrari).
Quanto ai rinvasi, a livello amatoriale ci conviene aumentare le dimensioni del contenitore soltanto quando la pianta ha riempito di radici tutto lo spazio a disposizione e se estraiamo la zolla, essa appare compatta e solida. In tal caso, tagliamo con un coltello affilato la parte più bassa di questo “pane di terra” (in pratica, eliminiamo una “fetta” spessa 2-3 centimetri della matassa di radici che si erano aggrovigliate verso il fondo del vaso), quindi lasciamo la pianta all’aria per una settimana per far cicatrizzare i tagli delle radici e solo a quel punto rinvasiamola in un contenitore con un diametro di due-tre centimetri maggiore rispetto a quello precedente. Effettuiamo questo tipo di rinvaso solo nei mesi caldi. Per sollevare le piante spinose senza pungerci durante l’operazione, afferriamole usando dei fogli di giornale o degli stracci.
Attenzione alle scottature da sole e alla “congestione”
Se compriamo delle succulente in estate, se portiamo fuori le piante che hanno vissuto in casa o se spostiamo dei vasi dall’ombra al sole, facciamo attenzione ad esporre gradualmente le nostre grasse al sole, come spiegato di sopra, altrimenti su foglie e fusti appariranno scottature marroni che non andranno più via e che, in alcuni casi, potrebbero trasformarsi in lesioni profonde. Succede spesso a cuscini della suocera (Echinocactus grusonii), agavi e aloe tenuti in appartamento per qualche mese e poi spostati all’aria. Attenzione anche alle annaffiature nelle ore calde, in estate, quando i vasi al sole possono raggiungere i 50°C: bagnando con l’acqua del rubinetto le radici “accaldate” causeremmo uno schock termico che potrebbe far morire la pianta nel giro di una settimana (vale per tutte le specie, non solo le succulente), perciò dobbiamo irrigare di primo mattino.
Come fare una talea in estate
È risaputo: le grasse sono le piante più facili da riprodurre per talea, nonché il souvenir di viaggio al mare più diffuso; basta raccoglierne un rametto per ottenerne un nuovo esemplare. Per i cactus, recidiamo un segmento di fusto o una “pallina” direttamente all’attaccatura con il ramo principale, per minimizzare la superficie di taglio; per piantine come Echeveria e Sedum, raccogliamo alcune foglie da adagiare sul terreno; per le agavi, le aloe e le hawortia preleviamo dei “figli”, i piccoli che crescono intorno all’esemplare adulto. Questa operazione va fatta nei mesi caldi; come nel caso del trapianto, lasciamo talee e piantine all’aria per una decina di giorni per far cicatrizzare il taglio. Poi interriamo usando terriccio per succulente, comprimiamo con due dita il substrato e aspettiamo ancora una settimana per bagnare. Quindi, innaffiamo una volta ogni due settimane, per stimolare una radicazione più veloce.
La lista delle piante grasse a prova di gelo
In natura, molte succulente crescono a notevoli altitudini, dalle Ande alle Alpi dove, in condizioni di asciutto, sopravvivono a temperature di molti gradi sotto lo zero. Se leggiamo che una pianta grassa resiste fino a -10 o – 15°C, dunque, ci possiamo credere, tenendo però a mente che ciò vale soltanto se le sue radici sono mantenute all’asciutto in inverno (quindi, basta seguire la regola raccomandata per tutte le succulente). Con questa premessa, ecco un elenco delle specie a prova di gelo per i balconi del Nord. Si va dai coloratissimi Delosperma, tappezzanti con piccoli fiori in ogni colore, a Opuntia humifusa (mini fico d’India diffuso sulle nostre Alpi), oppure Opuntia pheacantha e Cylindropuntia whipplei ‘Snow Leopard’, Echinocereus reichenbachii ed Echinocereus rigidissimus rubrispinus, con spine e fiori fuchsia. Tra le agavi, Agave parryi, Agave parrasana, Agave montana, Agave gracilipes, Agave victoriae-reginae, Agave americana. E ancora, Echeveria elegans, Echeveria secunda, Aloe aristata, Escobaria leei, Jovibarba heuffelii, nuovi ibridi come Mangave e Semponium. Ci sono poi i semprevivi che formano rosette di foglie colorate (Sempervivum arachnoideum, Sempervivum tectorum) e insieme con i piccoli sedum (Sedum lineare, Sedum dasyphyllum, Sedum x rubrotinctum) si possono coltivare sui tetti verdi in pochi centimetri di terra, mentre Sedum telephyum e i suoi ibridi, con foglie succulente e grandi infiorescenze estive, sono highlander da fioriera che rinascono ogni primavera dalla radice. In fine, segnaliamo Sedum palmeri e Graptopetalum paraguayense, simbolo dei balconi più resilienti delle metropoli. Arrivati qui possiamo tirare un sospiro di sollievo: nonostante i nomi difficili da ricordare, queste piante sono tra le più facili: le abbiamo viste tutti dal vivo almeno una volta.
Cosa fare quando arriva l’autunno?
Come comportarci quando inizia a fare freddo se in balcone coltiviamo piante grasse non resistenti al gelo? Se nella nostra zona le temperature non scendono mai sotto lo zero, possiamo lasciare fuori tutte le piante grasse, ma spostiamole nel punto più riparato del terrazzo, sotto una tettoia, per mantenerle completamente all’asciutto come spiegato prima. Per le euforbie, in generale più freddolose, la soglia di temperatura minima sale a 7°C. Se viviamo in un’area dove si verificano gelate notturne, smettiamo di bagnare, sinceriamoci che la terra dei vasi asciughi perfettamente e quindi spostiamo le piante in un ambiente fresco e aerato come il pianerottolo, dove il termometro si mantiene intorno ai 10°C, in modo che le piante restino a riposo, senza crescere fino alla primavera. In alternativa, ricoveriamo i vasi in una serretta quando sono ben asciutti, ma apriamo sempre le cerniere o le finestre del ricovero nelle ore più calde per far aerare, evitare la formazione di condensa e scongiurare temperature da fornetto.
Possiamo tenere le piante grasse in casa?
Sansevieria, Rhipsalis e Schlumbergera (cactus di Natale) si accontentano di poca luce e possono vivere in casa tutto l’anno. Su un davanzale esposto a sud possono adattarsi bene Bergerocactus, Crassula ovata, piccole agavi, Mammillaria e Gymnocalycium mihanovichii. Le altre piante succulente riescono a mantenersi belle negli appartamenti per un certo periodo di tempo, ma poi cominciano a “filare”, ovvero si deformano e iniziano a sviluppare una cima sottile, di colore chiaro. Questo accade perché le alte temperature degli ambienti riscaldati stimolano la crescita, però la luce è insufficiente.
L’ideale, dunque, è goderci le nostre piante grasse nella posizione più luminosa e fresca di casa per qualche tempo, per poi portarle “in vacanza” in balcone per la bella stagione, seguendo le indicazioni di sopra. Se le teniamo al chiuso e i termosifoni sono accesi, ovviamente, le dobbiamo bagnare poco anche in inverno, come se fosse primavera. Teniamo anche a mente che la maggior parte delle grasse fatte svernare in appartamento non fioriscono, perché non sono state esposte al freddo invernale (che stimola la fioritura).
Le piante grasse più scenografiche per le zone miti
Se abbiamo la fortuna di abitare dove le temperature si mantengono miti anche in inverno, la lista di specie succulente da coltivare in balcone si allunga moltissimo. Tra le più scenografiche, Agave attenuata, con grandi foglie quasi azzurre, senza spine, Aloe arborescens ‘Variegata’, un cespuglio di “fuochi d’artificio”, Tephrocactus geometricus, che sembra una scultura di palline d’argento, Eulychnia castanea, che somiglia a un lunghissimo bruco. E ancora, Euphorbia tortirama e Cereus forbesii ‘Spiralis’, con i fusti a spirale, Myrtillocactus crestati, Kalanchoe beharensis, con enormi foglie vellutate di color argento, Ferocactus con le spine rosse e pietre viventi (Lithops). Tra le ricadenti, la coda di scimmia, Cleistocactus colademononis, la pianta del rosario, Senecio rowleyanus, la lisca di pesce, Selenicereus anthonianus e gli Epyphyllum dalle coloratissime fioriture (questi ultimi, sono cactus da ombra).
Le fioriture più prolungate e appariscenti, invece, appartengono ai nuovi ibridi di Euphorbia milii. Tutte le succulente assumono colori vividi nei mesi invernali, quando l’escursione termica tra il giorno e la notte accentua le sfumature rosse delle foglie. In questa stagione, dunque, sono al massimo dello splendore, ma non stupiamoci se con l’avanzare della stagione diventano via via più verdi.