Il 24 aprile scorso, l’Europarlamento ha votato a larga maggioranza l’approvazione della versione definitiva del Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio (PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation), frutto di intense negoziazioni tra le Istituzioni europee nel processo del Trilogo. Nonostante alcune previsioni siano state indebolite rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea del novembre 2022, la versione finale del Regolamento rappresenta comunque un’agenda avanzata per migliorare l’efficienza e promuovere la circolarità nel settore degli imballaggi. Questo settore, nonostante decenni di sforzi nel riciclo e nell’applicazione dell’EPR, ha continuato a mostrare criticità.

Ogni europeo produce circa 190 kg all’anno!

Per rispondere alla crescita della produzione di imballaggi che supera abbondantemente la capacità di riciclo il Regolamento introduce per la prima volta obiettivi legalmente vincolanti di riduzione e di riuso per quei settori particolarmente vocati. Contrariamente a quanto spesso rappresentato in Italia la PPWR non è un’iniziativa tutta “indirizzata al riuso e a discapito del riciclo” in quanto offre un quadro normativo solido per migliorare e potenziare le strategie di riciclo, cui è dedicata la gran parte dell’articolato. Innanzitutto quando rivede al rialzo gli obiettivi di riciclo che vengono sostenuti dal “design per il riciclo” e da obiettivi vincolanti di “contenuto minimo di materiale riciclato“.

Previsioni particolari poi riguardano l’introduzione del Deposito Cauzionale (o DRS – Deposit Return Scheme) per contenitori per bevande monouso, oggetto della Campagna Nazionale “A Buon Rendere – molto più di un vuoto”. 

La PPWR prevede infatti all’art.44  l’obbligo per i Paesi Membri di conseguire al 2029 il 90% di intercettazione di bottiglie in plastica e lattine, e di istituire un DRS nel caso in cui non venisse raggiunto tale obiettivo nei tre anni precedenti. Nel caso delle bottiglie di plastica l’obiettivo di raccolta introdotto dalla Direttiva sulle Plastiche Monouso è peraltro già stato recepito nel nostro ordinamento. Nonostante sia stata introdotta nel corso delle negoziazioni una condizione di esenzione transitoria per gli Stati Membri che conseguissero un tasso di raccolta dell’80% al 2026 per bottiglie e lattine, viene mantenuto comunque l’obbligo del 90% come obiettivo finale. Viene dato pertanto alla Commissione il mandato di imporre un DRS ai Paesi che, per tre anni consecutivi, non raggiungessero il 90% di raccolta di tali contenitori.

Come ha avuto modo di osservare Enzo Favoino coordinatore scientifico della campagna “A Buon Rendere”, “Il DRS slovacco ha permesso di raggiungere in due anni un’intercettazione del 92% per bottiglie in plastica e lattine. Se è vero che risultati simili sono stati raggiunti anche in altri Paesi Membri dopo l’avvio del sistema, non esistono altri casi in cui lo stesso risultato sia stato conseguito senza un sistema di deposito.  Facendo qualche calcolo, il DRS dovrebbe essere introdotto in quella minoranza di Paesi europei che ancora non l’hanno pianificato al più tardi nel 2033. Ma, chiaramente, la nostra campagna si propone di anticipare notevolmente tale data, per non perdere altri anni ed anni in termini di dispersione di contenitori sul territorio, di costi per i Comuni per raccoglierli e smaltirli, di Plastic Tax da versare alla UE per tutta la plastica non riciclata (tassa che pagano i contribuenti), di riciclo di bassa qualità, anziché quello “closed loop” (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina) reso possibile dal DRS”.

Per quanto in Italia il Regolamento sia stato spesso descritto in modo distorto e poco informato, come “una iniziativa ideologica che va contro la eccellenza italiana del riciclo” (fino a vedere auspicare da diversi portatori di interesse e dalle stesse istituzioni governative l’auspicio che l’iniziativa stessa venisse affossata del tutto), in realtà la PPWR è anche, e soprattutto, un poderoso strumento per affiancare, efficientare e potenziare le strategie del riciclo. Abbiamo presentato come campagna l’unico studio pubblicamente accessibile che quantifica costi e benefici derivanti dall’introduzione di un DRS in Italia che permetterebbe di conseguire in due anni il 94,4% come tasso di raccolta per le bottiglie in PET per bevande, il 96% per le lattine e il 95,5 % per il vetro.  Anche il nostro più recente sondaggio ha confermato che gli italiani, di qualunque area culturale e politica di appartenenza, sostengono la necessità di adottare il deposito cauzionale come strumento per risolvere il problema della dispersione dei contenitori da imballaggio e per conseguire gli obiettivi di raccolta e riciclo europei. Che cosa stiamo aspettando e soprattutto a chi giova ritardare l’introduzione di uno strumento che, non per nulla, è diventato prassi comune in 16 Paesi europei, che arriveranno a 20 in due anni?.    

Silvia Ricci è coordinatrice della campagna “A Buon Rendere”