Tifare tutti per la stessa squadra: la salute del pianeta. É il messaggio lanciato da William Troost-Ekong calciatore professionista da poco passato dal Watford in prestito alla Salernitana che ha voluto compensare le emissioni di CO2 dovute al suo trasferimento dall’Inghilterra all’Italia iniziando a collaborare con Alberami. per un progetto che aiuta gli olivicoltori dell’Italia meridionale a ripiantare oliveti e ad adottare pratiche agricole più sostenibili.
Nato in Nigeria, oggi Troost-Ekong ha 30 anni, ha giocato in sei diversi campionati europei di serie e ha 63 presenze in nazionale. Cresciuto nei Paesi Bassi, paese di origine della madre, ha trascorso però la maggior parte delle vacanze della sua infanzia in Nigeria, dove vive suo padre, e dove Troost-Ekong ha visto cosa fa l’inquinamento e come ci sta portando al riscaldamento globale. E proprio unendo le due passioni della sua vita, ha capito che il calcio, grazie alla forza della sua comunità mondiale, può fare molto per aiutare la battaglia ambientalista. Il calcio insomma può fare la differenza perché, come la crisi climatica, trascende i confini geografici, culturali e sociali.
A gennaio, Troost-Ekong mentre stava per lasciare il Watford per venire in Italia, ha accettato di collaborare con il produttore di scarpe da calcio ecologiche Sokito. L’obiettivo che si era prefisso il calciatore era proprio di calcolare l’impronta di carbonio del suo trasferimento: tramite quel tipo di calzature il giocatore è così riuscito a monitorare le emissioni di tutti i viaggi in auto e i voli effettuati sia da lui che dal suo team. Secondo William Troost-Ekong, all’interno della comunità calcistica, la più grande comunità del Pianeta (circa 5 miliardi di persone tifano per una squadra di calcio), ci sarebbe già il desiderio di contribuire a fare la propria parte per l’ambiente. E ora spera che rendendo pubblico il suo gesto di aver compensato le emsissioni di carbonio piantando ulivi, si inneschi un circolo virtuso tra i colleghi. Convinto che molti di loro (ma anche club, tifosi, aziende) siano pronti a mobilitarsi.
“Quando ho annunciato di rendere le mie trasferte carbon neutral – racconta il calciatore – ho ricevuto messaggi da molti giocatori sui social che mi chiedevano i dettagli: come l’ho risolto, cosa comportava compensare l’impronta. È stato bello vedere l’entusiasmo da parte di persone che non hanno mai veramente pensato a queste cose prima. Spero che metta in moto un effetto domino. Sono sicuro che ci sono calciatori che pronti ad impegnarsi seriamente sul tema del cambamento climatico”. Perché non l’hanno fatto prima? “Semplicemente non hanno ricevuto le informazioni necessaria – dice Troost-Ekong che aggiunge – A mio parere, non è stato fatto ancora abbastanza dai club a tutti i livelli del gioco per promuovere tale educazione e comprensione. Posso parlare solo per me stesso, ma ci sono molti, molti giocatori che hanno una posizione di privilegio che ha una portata molto più ampia della mia sfera”.
Il maggior impatto ambientale, come ha spiegato Troost-Ekong è dato dagli spostamenti. Un gioco globale richiede viaggi globali, la concorrenza europea richiede viaggi aerei regolari e il pellegrinaggio settimanale attraverso il paese, in particolare nei luoghi in cui i collegamenti di trasporto pubblico sono inaffidabili o costosi, spinge le persone in auto. Ma questo non significa che non si può rendere più verde il mondo del calcio. Troost-Ekong menziona due idee specifiche: un prelievo in base al quale i club dei primi cinque principali campionati europei dovrebbero accettare di compensare la loro impronta di carbonio sui trasferimenti internazionali e ripensare la programmazione dei viaggi aerei per spostarsi all’interno della stessa nazione. Opzione più semplice, ma con più impatto.
“Dovremmo tutti cercare di lasciare il Pianeta un posto migliore di quello che abbiamo trovato per i nostri figli e anche per i loro figli. E in questo momento, non lo stiamo facendo. Non si tratta di essere un calciatore; si tratta di essere una persona responsabile. Tutto questo inizia con noi, con piccoli cambiamenti, ma educa te stesso. Vivi una vita più sostenibile: spegni le luci, prendi i mezzi pubblici, cammina quando puoi. Capisco che la gente penserà ‘Beh, sono solo una persona’, ma solo quando tutti iniziamo a contribuire, una piccola differenza può combinarsi per creare un cambiamento significativo. Chiunque sia in grado di fare la differenza, deve fare la differenza. Perché quale altra scelta abbiamo?”.