Il 20 dicembre 2013 la 68ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiarò il 3 marzo “World Wildlilfe Day”, perché in questa giornata, nel lontano 1973, era stata firmata la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES). Ogni anno quindi il 3 marzo celebriamo l’importanza delle specie selvatiche per garantire la funzionalità degli ecosistemi e per la nostra stessa vita.
Spesso in italiano usiamo in termine “Giornata mondiale della fauna selvatica”, perché non abbiamo un termine univoco per descrivere tutte le specie, come esiste in inglese, però così si rischia di perdere di vista l’obiettivo di questa celebrazione. Le evidenze scientifiche accumulate negli ultimi decenni ci hanno fatto infatti capire che tutti gli organismi sono essenziali, non solo le specie animali carismatiche, ma anche le piante, i funghi o i batteri. Basti pensare che le piante rappresentano l’80% della massa vivente sul pianeta, e che la biomassa di batteri e funghi è molto superiore a quella degli animali. Per questo parlare di giornata della fauna selvatica rischia di essere riduttivo.

Il World Wildlife Day è un’occasione per ricordare l’importanza alle specie selvatiche, che – anche se spesso non ce ne accorgiamo – se la stanno passando davvero male. Se da un lato vediamo alcune specie aumentare, come lupi o cinghiali, e nel nostro paese il numero di alberi è cresciuto enormemente (i boschi sono passati da 8,7 a 11,2 milioni di ettari in 30 anni, la situazione complessiva delle specie selvatiche a scala mondiale è drammatica. Oltre 1 milione di organismi sono a rischio di estinzione, e le popolazioni in natura stanno crollando. Tra il 1970 e il 2020 le popolazioni animali sono calate in media del 73% a scala mondiale, con crolli ancora più drammatici in America Latina e nei Caraibi, dove ne abbiamo perduto il 95%, o in Africa, dove la perdita è stata del 76%.
I documentari sulle grandi pianure africane, che mostrano incredibili concentrazioni di erbivori, rischiano di darci un’immagine falsata della situazione. In realtà i selvatici rappresentano oggi solo il 4% della biomassa complessiva di mammiferi, mentre il bestiame domestico (mucche, pecore, capre, maiali, cavalli, etc.) sono il 62%. Il restante 34% è rappresentato da noi uomini. Se poi dal calcolo togliamo balene e capodogli, allora i mammiferi selvatici scendono ad appena il 2% della biomassa totale. I soli maiali sono quasi il doppio come massa rispetto a tutti i mammiferi selvatici terrestri. Agli uccelli non va molto meglio; quelli domestici – polli, anatre e oche – sono il 71% della biomassa complessiva, e gli uccelli selvatici solo il 29%. La cruda realtà è che il mondo naturale e gli animali selvatici che lo popolano stanno scomparendo, mentre la popolazione umana ha raggiunto quasi otto miliardi di individui e continua ad aumentare, con impatti sempre crescenti sull’ambiente.

La domesticazione degli animali ha rappresentato un passaggio fondamentale nell’evoluzione delle nostre comunità e nella nostra vita, e ad alcune specie, come i cani ed i gatti, siamo legati in modo indissolubile. Ma con i nostri animali stiamo anche trasformando profondamente il Pianeta. I ??cani domestici hanno una massa totale vicina a quella combinata di tutti i mammiferi terrestri selvatici, mentre i gatti hanno una biomassa che è quasi il doppio di quella degli elefanti africani. Il legame con gli animali domestici è un valore importante per l’umanità, ma non dobbiamo scordare l’importanza della componente naturale della vita sulla terra.

In questi giorni si è chiusa a Roma la Cop16 delle Nazioni Unite dove il tema principale era dove trovare i 200 miliardi che servono per mettere in atto il piano di azioni necessario per mettere in sicurezza biodiversità, mentre solo per i nostri animali d’affezione spendiamo quasi il doppio di questa cifra. È arrivato il momento di riconsiderare l’impronta ecologica delle nostre attività e, prima che sia troppo tardi, moltiplicare i nostri impegni per la tutela e il recupero delle specie selvatiche che stiamo perdendo a un ritmo vertiginoso. Se solo dedicassimo alle specie selvatiche la metà dell’attenzione che diamo alle specie domestiche, potremmo cambiare le cose in modo radicale. Buon World Wildlife Day a tutte e tutti, umani e non umani.
Piero Genovesi è responsabile per ISPRA della conservazione della fauna e del monitoraggio della biodiversità