Sono i primi ingegneri ambientali d’Europa specializzati in climate change. Laureati al Politecnico di Torino lo scorso 6 dicembre, Yara Hammoud di 25 anni e Vittorio Giordano di 24 hanno tagliato il traguardo dopo essersi iscritti due anni fa al corso di laurea magistrale (interamente in inglese) in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio del PoliTO che punta ad “affrontare le sfide ambientali che riguardano l’interazione tra le componenti naturali (aria, acqua, suolo, biosfera) e l’uomo e sviluppare soluzioni sostenibili per le attività umane”. E, come confermano dall’università torinese “è stato il primo in Europa a lanciare nel 2019 un percorso di taglio ingegneristico specificamente e interamente dedicato al cambiamento climatico“.
“L’idea – spiega la professoressa Valentina Socco, coordinatrice del corso – è nata perché abbiamo pensato che la conoscenza scientifica e la competenza tecnica di coloro che faranno le scelte e progetteranno le soluzioni sono di per sé una forma di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici. Da qui la nascita di un nuovo orientamento totalmente dedicato agli aspetti scientifici e tecnici relativi al climate change”. Socco sottolinea gli aspetti che lo differenziano da tutti gli altri corsi di ingegneria ambientale: “Il piano di studio è caratterizzato da una serie di insegnamenti che forniscono le basi per la comprensione dei sistemi climatici e le interazioni tra atmosfera, idrosfera e geosfera e fornisce le competenze tecniche relative al rilevamento e al trattamento dei dati. Ha 4 insegnamenti completamente dedicati a: sistemi climatici, mitigazione dei Cc, adattamento ai Cc e processi innovativi per la comprensione dei fenomeni e la gestione dei processi di mitigazione e delle azioni di adattamento”.
Chi sono i due neolaureati
Yara Hammoud ha 25 anni è libanese ed è arrivata in Italia nel settembre 2019 per seguire il corso in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio a Torino. Si è precedentemente laureata in ingegneria (primo livello) alla Lebanese American University di Beirut. “Ho scelto questo corso perché il programma è il primo di questo tipo in Europa che prepara ingegneri in grado di gestire le questioni ambientali legate al climate change. Ed è nostro dovere guidare la transizione verso un futuro sostenibile“.
Come esempio pratico Yara porta l’argomento della sua tesi, in collaborazione con Arpa Piemonte: “Il tema è la modellazione dei processi termodinamici che regolano l’evoluzione della criosfera, che a sua volta permette di definire la temperatura della superficie terrestre. Le simulazioni sono state fatte utilizzato il modello idrologico GEOtop, su scala puntuale nelle Alpi italiane, in un’area caratterizzata da permafrost. Sono impaziente di mettere in pratica le mie competenze a questo scopo. E qui in Italia, uno dei Paesi leader nel portare avanti un’azione per il cambiamento climatico”. Le chiediamo se è più difficile fare questo percorso al femminile: “Storicamente non è stato facile per le donne entrare nelle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics) a causa di vincoli sociali – risponde -. Ma oggi abbiamo dimostrato la nostra capacità di essere leader in posizioni precedentemente occupato esclusivamente da uomini”.
Vittorio Giordano invece ha 24 anni, è di Savigliano, in provincia di Cuneo e si è laureato al Politecnico di Torino con la triennale in ingegneria. “La scelta – ci spiega – è dovuta alla necessità di collegare un percorso di studi con un problema concreto che affligge la società tutta e sul quale ragionavo molto al momento dell’iscrizione alla magistrale. La mia tesi simula e analizza scenari futuri di Water Footprint sul continente africano. Nello specifico il lavoro indaga gli impatti del cambiamento climatico e di un ipotetico avanzamento delle tecniche agricole, meccanizzazione, irrigazione e applicazione di nutrienti sull’agricoltura africana. Il lavoro cerca di rispondere alla domanda di quanto questo avanzamento potrebbe incrementare la produzione per soddisfare la domanda alimentare nel continente con la più alta percentuale di popolazione che soffre la fame. Si chiede, inoltre, se gli impatti del cambiamento climatico sono tali da inficiare tale avanzamento. In futuro vorrei avvicinarmi al campo politico/decisionale nella gestione di queste problematiche”.