“La mobilità evolve verso i servizi e questo cambia radicalmente il perimetro del mercato, richiedendo nuove professionalità per gestire la transizione”. Fabrizio Zerbini è direttore scientifico del mobiuS Lab – SdaBocconi, laboratorio internazionale (fondato insieme ad Atlantia) specializzato nell’analisi dell’”end user” di mobilità smart e sostenibile, che da alcuni mesi ha avviato un programma di ricerca a supporto delle nuove competenze professionali.
Professore, quali sono le nuove professionalità legate alla mobilità che cambia?
“Al momento è emersa una figura del tutto nuova, il mobility manager, presente già in diverse aziende e addetta a ottimizzare l’efficienza degli spostamenti dei dipendenti e l’impatto ambientale, attraverso strategie virtuose e sostenibili”.
Altre figure sono all’orizzonte?
“Vedo un’evoluzione possibile delle professionalità attuali in due direzioni: quella di chi sviluppa soluzioni di mobilità, e quella di chi le vende. L’auto in particolare diventa un ingrediente di un più ampio pacchetto di servizi e in futuro a essere venduto non sarà il veicolo, bensì il servizio di mobilità. Quindi serviranno meno ingegneri meccanici in grado di sviluppare i motori e più ingegneri informatici chiamati a progettare e garantire la fornitura di servizi di mobilità. Un’attività che richiede competenze avanzate di data science e machine learning“.
Il secondo ambito?
“È relativo a chi gestisce le concessionarie e più in generale i punti di contatto con l’utente finale. Anche in questo caso non si tratterà più tanto di vendere i veicoli, bensì servizi a supporto della mobilità dell’utente, che cambierà il modo di spostarsi anche in funzione delle scelte di smart working e smart living. Le competenze di data science, orientate a mappare e gestire il percorso di acquisto e fruizione dei servizi di mobilità – il mobility journey – saranno sempre più integrate nelle professioni tradizionali”.